Scalare il tempo della lontananza

Lettera di mamma Nadia

Cari genitori, vi scrivo da un posto bellissimo, sono davanti all’oceano Pacifico, in California dove sono venuta a trovare il mio unico figlio che da 4 mesi lavora qui come stagista in una Company.

Non è la prima volta che è lontano dall’Italia.

A 22 anni , vinse un progetto, con l’università di Parma, che gli consentì di studiare 6 mesi in Spagna e successivamente, il quarto anno di ingegneria, a Newark (US).

Fu una bella soddisfazione per lui e per noi anche se il dolore della separazione fu immenso. Poi fece ritorno, per conseguire la laurea del quinto anno, in Italia, l’anno scorso. Ha avuto diverse richieste di lavoro, appena laureato ma… questa azienda in California lo cercò. In gennaio è partito per questa esperienza, sottopagato, ma era quello che desiderava e noi non ci siamo opposti.

Sono arrivata qui 3 settimane fa per fare una vacanza e per spezzare la lontananza di un anno ma ecco che ieri mi è successo l’imprevedibile: la compagnia lo vuole
assumere con un visto di 5 anni (difficilissimo negli USA).

Ecco… È Accaduto! Quello che lui sperava, quello che io speravo per lui, quello che non volevo per me come madre, come donna che sente l’avanzare degli anni. Sono tante, troppe, le fantasie che la mia mente produce da 24 ore (mio figlio rimarrà qua per sempre, si sposerà un’americana, avrò dei nipoti che parlano solo inglese… e tante altre che vi risparmio). Ed io che volevo scalare il tempo della lontananza, mi ritrovo a partire tra 2 giorni con un punto di domanda grande come questo oceano davanti ai miei occhi e non vi nascondo che sto piangendo come una bambina e mi ritengo inconsolabile anche se so che lui è molto felice di questa opportunità ed io anche.
Come si fa a non sentirsi perduti davanti all’amore per i nostri figli e lasciarli così nel mondo?
Scusate e vi abbraccio tutte care mamme.

Nadia

13 pensieri su “Scalare il tempo della lontananza

  1. Sono una mamna single con due figli che vivono, uno in California, l’altro in Olanda. Non riesco a rassegnarmi a questa separazione che non è stata naturale ma indotta dalla becera politica del nostro paese. La ragione comprende, il cuore rimane spezzato. E dopo 5 anni vedo che anche loro non sono poi così soddisfatti. Diversa cultura, separazione da famiglia, fratelli, amici e affetti li lasciano sempre in quella terra di mezzo. Certo cerchiamo di non compiangerci ed andare avanti come meglio si può ma non raccontiamoci balle, è molto dura. Un conto sono le scelte libere, altro quelle obbligate. La mia rabbia verso la nostra politica è immensa.

  2. Mio figlio vive in Svezia ormai da circa sei anni, dopo essersi formato e specializzato a Torino. Ha frequentato con il progetto Erasmus l’ultimo anno presso l’università svedese, ha trovato lavoro ancor prima che finisse. Sono una mamma orgogliosa e felice per la sua riuscita realizzazione tuttavia ho il cuore infranto per la sua lontananza. Lo vedo per pochi giorni due volte l’anno anche perché la sua compagna non è Italiana. La nostra Patria è una madre matrigna verso i suoi figli… li coccola da piccoli, li educa, li forma e poi li manda via!

  3. coraggio Nadia e Marco quello che conta e che con gli strumenti che gli avete messo a disposizione ed il suo impegno stà realizzando il suo sogno.
    Poi chissà potreste decidere di trasferirvi voi visto che è il vostro unico figlio.

    1. Non si può. .. l America non consente per i visti. ..
      Ma grazie del commento ,Rina, la domenica è un giorno particolare…. il giorno dei suoi pranzetti e riposino coccoloso …ma che siano felici , questo conta.

  4. Io sono il padre…è ammesso un mio commento visto che sono sempre stato un po mammo ?
    La ragione gioisce per mio figlio (a di nadia)..il cuore piange.
    È normale ed ho fatto lo stesso alla sua età. Ci ama e lo amiamo e questo è il pilastro del nostro vivere. Compiango e comprendo chi li ha vicini e con problematiche forti e li vorrebbe lontano ma sereni.

  5. su, su! nulla è mai definitivo. Per ora va così, ma sai bene che il tempo fa le sue magie. Congratulazioni al tuo ragazzo e a te che lo hai aiutato a “crescere così bene”. Chissà che non contribuisca a far tornare l’America come tutti l’abbiamo sempre pensata: bella, libera e soprattutto democratica.

    1. Mia cara , capisco le tue lacrime, davvero, e il sentirsi spaccate in due: la felicità è l orgoglio da una parte e, contemporaneamente il dolore x qualcosa che sfugge dalle mani, la solitudine, lo strappo. Ma niente è definitivo e 5 anni non sono eterni.! !! Ti abbraccio.anna

  6. Cara Signora mamma come me, che ha 2 figli all’estero, uno a Monaco di Baviera e l’altro ad Alkobar (Arabia Saudita) e altri due per fortuna facilmente raggiungibili. Anche Gabriele sarebbe facilmente raggiungibile a Monaco ma io sono un po’ vecchiotta e con acciacchi alle gambe e in cura per un carcinoma, non sono più in grado di affrontare un viaggio da sola. Sinceramente, leggendo il suo link, L’ho un po’ invidiata perchè Lei è ancora in grado di poter raggiungere suo figlio. Anch’io se potessi volerei ma so che causerei solo noie a tutti. Mio marito è anziano più di me e non può esser lasciato solo. L’Arabia Saudita è quasi irraggiungibile. E così cerco di non pensarci, ma non è proprio facile, e aspetto con ansia che ritornino per brevi periodi. E’ come avere le ali tarpate, vorresti ma non puoi, cerchi di accontentarti e ti consoli cercando di fare un ponte con le stelle che vedi tu e quelle che credi veda tuo figlio lontano. E’ ben poca cosa ma ti aiuta ad andare avanti, a far scorrere il tempo. Ogni volta che ero incinta ero felice di scalare i giorni che mancavano al parto. Ora è come allora e quando so le date del ritorno mi faccio gli schemi e scalo i giorni, è come li partorissi un’altra volta, i momenti più belli della mia vita. La saluto con viva cordialità, Ivana

    1. Bellissima, stupenda la tua testimonianza.
      Ti auguro di cuore di guarire in fretta e di poter riabbracciare i tuoi figli volando da loro. C’è molto poco da dire oltre al tuo pensiero che ho letto e riletto più volte.
      Anche i nostri figli soffrono per la lontananza.
      Io ho un figlio di 22 anni in California che per fortuna tra poco tornerà e continuerà gli studi in Inghilterra. È stato lontano un anno tornando a casa solo due volte perché la lontananza, il fuso orario di 9 ore ed anche i costi non permettono più di tanto. Mi sono trovata a piangere anche difronte al computer del mio Ufficio per il peso che soprattutto ultimamente mi sembrava insopportabile, ma ho capito che anche lui sentiva tanta nostalgia per la sua casa forse perché è ancora un ragazzo. Infatti ora spero che rimanga in Europa e qui finisca i suoi studi. Se i nostri figli capiscono che noi soffriamo stanno male pure loro. E poi non è detto che l’America sia “per sempre”.

  7. Cara Nadia ti capisco. I figli non sono nostri…devono volare dove li porta il cuore ed il lavoro.
    Mia figlia da 5 anni lavora a Santiago del Cile, si è sposata con un peruviano . La vedo un paio di volte all’anno. Ormai la sua vita è altro da noi genitori. È molto difficile…ma bisogna farsene una ragione. Ormai spero nei futuri nipotini per poterle stare un po’ vicino e rendermi utile. È importante che i figli si realizzino anche a costo di farci tanto soffrire per la lontananza. Qui in Italia è impossibile.
    Ti abbraccio…fatti coraggio!

  8. Ciao nadia,
    Abbiamo in comune un figlio in california, il mio è a s.diego, ma lui ha già sposato una californiana e quindi rimarrà per sempre là. È felicissimo e tra poco lo andremo a trovare per un mese. Abbiamo affittato un appartamento non lontano da lui, in modo che possa venirci a trovare ogniqualvolta potrà e vorrà e d’altra parte noi non invaderemo la loro privacy.
    È triste averli così lontani, lo so bene, ma poiché lui è felice ho deciso che anch’io devo essere felice, vivendo la mia vita al meglio, senza preoccuparmi dell’età che avanza . Se siamo tristi e depresse non cambierà la nostra situazione, per cui impegnamoci al massimo alla ricerca della nostra serenità, pace e anche felicità.
    La bellezza del paesaggio della California è un inno all’amore e non può che aiutarci. Non piangere più e pensiamo che grazie a “mamme di cervello in fuga” ci sentiamo meno sole.
    Ciao
    Daniela

  9. ciao Nadia,
    fai prevalere l’orgoglio, e poi, come hai appena detto, la California è bellissima, vorrà dire che ci tornerai più spesso.
    Detto ciò..condivido la tua malinconia e ti abbraccio forte.
    Francesca

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