3. Expat child syndrome: l’adattamento del bambino all’estero

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di Daniele Gargano

Trasferirsi e lavorare all’estero costituisce per molti professionisti una prospettiva attraente quando non una scelta obbligata. Un cambiamento che può rivelarsi impegnativo sia per gli adulti ma anche per il resto della famiglia al seguito. Expat child syndrome è un termine utilizzato dagli psicologi per descrivere lo stress emozionale osservato nei bambini che seguono le loro famiglie in questo iter. Coloro che lavorano a stretto contatto con gli expats hanno individuato un insieme di sintomi che riguardano le difficoltà di adattamento dei minori in una nuovo contesto culturale. Bambini e adolescenti infatti, possono accusare lo stress dovuto al cambiamento fino a mostrare sintomi tipici della depressione o dell’ansia.

Quali sono i segni di questa sindrome?

Come sempre la sintomatologia è un quadro individuale legato alle caratteristiche della persona interessata e gli indicatori comportamentali sono quelli che possono essere notati per primi. I genitori spesso si accorgono che c’è qualcosa che non va: i bambini possono sentirsi soli, si ritirano in se stessi assumono un atteggiamento solitario oppure un comportamento decisamente insolito. Anche quando si hanno dei bambini che non sono capace di esprimersi verbalmente i genitori devono prestare attenzione ad eventuali sintomi di disagio: i bambini più piccoli possono cambiare le loro abitudini alimentari il ritmo sonno veglia oppure smettono di fare le attività che hanno sempre svolto con piacere. Nel caso degli adolescenti si possono osservare difficoltà nell’affrontare la vita quotidiana, comportamenti oppositivo- provocatori, condotte antisociali, gesti autolesivi.

  • Attraverso il cambiamento – Quando si parla di trasferimento i bambini non hanno una possibilità di scelta per cui devono forzatamente adattarsi alle decisione prese dai genitori. Ogni individuo richiede dei tempi di adattamento diversi, necessari a familiarizzare con la nuova situazione sulle quali pesano differenti componenti. Le modalità del trasferimento, la separazione da familiari ed amici, le caratteristiche del paese in cui ci si trasferisce incidono sulla genesi di questa sindrome: se il nuovo paese è estremamente diverso da quello di origine i tempi di adattamento saranno più lunghi e il processo più difficile. Se la nuova destinazione non hai dei punti di continuità da offrire al nuovo arrivato questo dovrà contare sulle proprie abilità per evitare di rimanere isolato. L’ambiente scolastico avrà un impatto significativo sulle capacità del bambino di adattarsi al nuovo tessuto sociale. Coloro che frequentano scuole internazionali hanno l’opportunità di entrare in contatto soggetti che hanno un background molto simile e per questo sarà più facile trovare dei punti di contatto. Allo stesso modo il numero di trasferimenti che una famiglia fa nel corso degli anni incide sulle possibilità che sviluppi questo tipo di sindrome. La frustrazione può aumentare di pari passo con il numero degli spostamenti per questo motivo è necessario che i genitori giochino in anticipo al fine di evitare inutili sofferenze ai loro bambini.
  • Questione di abilità – I soggetti che sono carenti dal punto di vista delle abilità sociali sono in quelli che soffrono di più in termini di adattamento. Fare nuove amicizie, far parte di altri gruppi può diventare un molto difficile e per questo molti adolescenti provano risentimento nei confronti dei propri genitori che li hanno costretti a questo trasferimento forzato. Coloro che hanno sviluppato delle relazioni molto importanti nei loro paesi di origine, vanno più facilmente incontro a questa sindrome, perché non è facile separarsi da amici e dal gruppo dei pari senza avere delle ripercussioni.
  • Prevenzione – Come sempre la prevenzione costituisce un fattore protettivo. Preparare il bambino o l’adolescente al cambiamento è una delle soluzioni più efficaci per evitare questa situazione. In ogni fase della nostra vita le relazioni sociali sono particolarmente importanti e un adolescente ha bisogno di punti di riferimento stabili come la cerchia dei pari, (amici, compagni di scuola, di sport…) Offrire apertura e sostegno psicologico ai minori può essere un valido supporto in questo momento di transizione. Uno dei problemi degli espatriati di qualsiasi età è quello di perdere la rete di supporto che ogni famiglia dovrebbe avere intorno, (amici, parenti, conoscenti) per questo motivo è necessario far capire al bambino che si va ad inserirsi in un nuovo tessuto sociale. Quando sappiamo che c’è una zona di comfort che ci attende ci sentiamo più sicuri e affrontiamo le difficoltà con maggiore serenita.  È importante che i genitori riescano a promuovere interazioni sociali positive ad esempio facendo partecipare i propri figli ad attività extracurriculari dove possano incontrare nuove persone, incrementare il loro senso di autostima di sicurezza. Fondamentale inoltre mantenere la continuità dei rapporti con le persone frequentate nel paese di provenienza onde evitare il lutto e la perdita.  Ènecessario far loro capire che queste persone non sono scomparse sono soltanto lontane. Per questo è necessario anche se a distanza, mantenere quando possibile i contatti con le persone care utilizzando ad esempio le possibilità che le nuove tecnologie mettono a disposizione.

3 pensieri su “3. Expat child syndrome: l’adattamento del bambino all’estero

  1. Gentile Dott. , una persona emigra all’estero per lavoro. Medico, figlia unica, equilibrata, colta. Ha un compagno. Dopo alcuni mesi sviluppa atteggiamenti di ostilità, risentimento, accuse nei confronti dei genitori. Genitori che l’hanno sempre adorata, assecondata e supportata. Un voltafaccia cui non si riesce a dare spiegazione. Ci possono essere dei motivi psicologici.? Grazie. Mira

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