Brexit e il bicchiere mezzo vuoto

Lettera di mamma Lella

A distanza di due anni dal referendum in Inghilterra si ritorna a parlare di  “Brexit “: la gente, non più convinta della scelta fatta, vuole maggiori chiarimenti.

E i nostri figli che lavorano e vivono in Inghilterra?  Quale sarà il loro futuro?  Chi si trova li da cinque anni, più o meno , con la documentazione in regola non avrà  problemi, eppure io oggi ho avvertito una strana sensazione,  una grande  tristezza. Chissà perché. Ma il fatto che l’Inghilterra non sia più nell Unione Europea mi fa sentire  mio figlio ancora più  lontano. La distanza è  la stessa, vive sempre a Londra, non è  cambiato nulla  ma, psicologicamente ho avvertito quella distanza ancora più grande. Siamo mamme e, per quanto cerchiamo di  pensare al loro bene, alla loro felicità, ai loro traguardi di cui molti già  raggiunti (purtroppo impensabili  nel nostro Paese ), ci rimangono quelle braccia tese verso lo schermo di un tablet, un cellulare, un computer per un … abbraccio  virtuale che ci faremo  bastare fino al prossimo “vero abbraccio”.

Perdonate, care mamme, le mie tristi riflessioni  ma a volte  capita che il “bicchiere mezzo vuoto” superi il “bicchiere mezzo pieno “, per fortuna siamo in tante e questo  blog ci aiuta molto  a ritrovare il sorriso. Un caro abbraccio a tutte voi.

Lella

5 pensieri su “Brexit e il bicchiere mezzo vuoto

  1. Si tutto bene tutto bene sempre, anche se le giornate e le notti sono lunghe e i pensieri e le preoccupazioni non ci abbandonano mai…

  2. Ciao. Mi chiamo Leonora ed entrambi i miei figli sono all’estero. Non faccio che ripetermi che la loro felicità deve essere anche la nostra, però che fatica! Spero che tornino, anche se so che sarà difficile. Bisogna essere ottimisti? Sempre sorridenti per farli stare tranquilli e, se invece, per una volta dicessi: ma tornate, state qui con noi. Impossibile solo pensarlo: non potrei mai dire loro di non fare le loro scelte, le loro esperienze per stare vicino a noi genitori. Li rivedrò a Natale e nel frattempo lunghi colloqui telefonici.

  3. Come ti capisco mamma Lella. Condivido tutto quanto hai detto, anche mio figlio è in U.K. e mia figlia invece vive in Francia. In questi giorni Marco è sceso in Italia e io e papà siamo al settimo cielo perché nonostante i suoi quasi 26 anni è sempre il nostro bambino. Per la ragazza dobbiamo aspettare la fine del mese… questo è il nostro domani fatto di gioia, di tristezza e di attesa. ❤

  4. Cara Lella, io credo che Brexit abbia fatto realizzare a noi genitori che i nostri figli sono semplicemente dei migranti, ovvero, per molti Britannici (mia figlia vive in Inghilterra da molti anni), ospiti più o meno indesiderati. Con i nostri figli abbiamo creduto ad un mondo aperto dove decidere di andare a vivere in Inghilterra o in Francia o altrove in Europa fosse come cambiare casa in Italia da una città all’altra (cosa peraltro non meno dolorosa in molti casi…). Questo era lo spirito di Schengen e lo spirito con cui abbiamo cresciuto e alimentato la mente e il cuore dei nostri ragazzi. Oggi, vista l’aria che tira, ci troviamo di fronte alla dura realtà: siamo le famiglie, più o meno benestanti, dei nuovi migranti Italiani, siamo come i genitori di tanti bravi ragazzi “extracomunitari” che hanno mandato i figli all’estero per studiare, lavorare, sfidare la vita. Dunque lasciamo stare i bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti e stiamo vicino ai nostri figli finché possiamo, senza soffrire troppo. Bisogna essere ottimisti! E te lo dico in un momento un po’ così, ma voglio crederci.

  5. La mia stessa sensazione e reazione anche se abituata da parecchi anni alla lontananza, addirittura India o San Francisco! Abituata dal 2000 e con notizie giornaliere penso che è stato il loro bene, ma il magone, loro non lo sanno, resta anche se si è sempre sorridenti e per farli stare tranquilli diciamo tutto bene, sempre bene!

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