Esodi e controesodi: come attrarre gli expat in Italia

aEr-300x243

Oggi vorremmo iniziare a parlare di come rendere l’Italia un polo di attrazione per i nostri figli affinche’ possano scegliere di tornare a casa e sentirsi più valorizzati per l’esperienza maturata all’estero.
Pertanto, vorremmo raccogliere le esperienze di “esodi e controesodi” dalla prospettiva dei genitori: storie di figli tornati, di figli tornati e ripartiti per capire se possiamo dare un nostro contributo ad una nuova ipotesi di programma di rientro non solo per ricercatori, professionisti o figure professionali super qualificate.

Per orientarci nella giungla di quanto fin ora fatto, ci facciamo guidare dal Gruppo Controesodo composto da giovani volontari che lavorano proprio per facilitare il rientro in Italia dei nostri expat.
Il gruppo è nato nel 2015 per tutelare e rappresentare i lavoratori che, negli ultimi anni, si sono trasferiti in Italia dall’estero, per fare conoscere le leggi e dispositivi che dal 2011 hanno permesso a molti expat di rientrare in Italia (o, almeno, di provarci), per fornire loro assistenza e consulenza.
Qualche informazione:
• la Legge 238/2010 (“Controesodo”) è stata operativa dal 2011 al 2015 ed è stata il primo strumento serio per incentivare il rientro in Italia dei migliori talenti emigrati concedendo uno sgravio fiscale ai lavoratori del 70 % sul reddito da lavoro dipendente o autonomo (80% per le lavoratrici).
• In totale, circa 10.000 persone hanno anno usufruito della legge.
• Purtroppo, nel corso di cinque anni, a fronte di 10.000 ritorni, ci sono stati quasi 8000 ri-espatri.
• Nel 2016 la Legge 238/2010 è stata sostituita dal D.lgs. 147/2015 (“Impatriati”) che prevedeva uno sgravio fiscale molto più debole rispetto a quella precedente (50%) e i dati lo confermano visto che, da fonti ministeriali, si apprende che i beneficiari del nuovo regime, per l’anno fiscale 2016, sono stati solo 1.200, praticamente dimezzati rispetto ai rientri annuali che il vecchio regime favoriva.
• L’attuale regime è molto debole e i requisiti per accedervi sono molto stretti.

E’ necessaria una legge di portata più ampia: non solo sgravi fiscali, non solo espatriati “qualificati”, non solo 5 anni.

Per dare inizio a questo nuovo corso, il Gruppo Controesodo ha promosso nell’estate 2018 un sondaggio tra i suoi iscritti e da cui emerge che:

1. gli incentivi fiscali sono poco o nulla conosciuti e la stragrande maggioranza dei rispondenti li ritiene insufficienti per favorire un rientro duraturo in Italia; oltre il 41% conosce solo vagamente il D.lgs. 147/15 (regime impatriati), il 22% non lo conosce affatto; se consideriamo che c’è una quota di rispondenti che è già rientrata in Italia, possiamo dire che “là fuori”, ossia fra i potenziali talenti espatriati, oltre i due terzi non ha un’idea precisa sulle agevolazioni disponibili;
2. il 75% non considera le agevolazioni attuali sufficienti a spingerlo per un rientro permanentemente;
3. nonostante la stragrande maggioranza consideri le agevolazioni attuali come insufficienti a spingerli a tornare, le proporzioni si invertono sulla efficacia di un loro “potenziamento”: se infatti c’è uno zoccolo duro (circa il 10%) che non è disposto a rientrare comunque, quasi il 90% prenderebbe in considerazione l’ipotesi del rientro se gli incentivi fossero potenziati. Il fattore più incisivo sembra essere il prolungamento del periodo di fruizione del beneficio fiscale: questo è molto ragionevole, nell’ottica di favorire un rientro “permanente” e duraturo che, per dei profili tendenzialmente giovani e ad alte potenzialità, va ben oltre i 5 anni attuali. Già soltanto con l’estensione temporale la metà dei rispondenti ritiene che la decisione di rientrare potrebbe cambiare in senso positivo.

Sappiamo benissimo che il ritorno in Italia non è cosa facile soprattutto da un punto di vista lavorativo. Chi torna in genere lo fa con uno stipendio più basso e con delle prospettive lavorative molto incerte. Nessuno di noi ha il potere di cambiare radicalmente il contesto macro economico ma forse abbiamo il dovere di iniziare a ragionare anche noi su cosa non ha funzionato nelle leggi precedenti e cosa, viceversa, potrebbe funzionare.

Scriveteci e raccontateci le esperienze vostre e dei vostri figli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *