I “no” dei genitori come strumenti di crescita

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Scrive Daniela, consigliandoci questa lettura:

Mio suocero, quando nacque nostra figlia, ci regalò questo libro che diventò la nostra Bibbia .
Tutt’oggi Claudia (23 anni e studia a Parigi) ci rimprovera di essere stati severi con lei. Ma ritengo che la sua autonomia, la capacità di affrontare da sola le situazioni difficili, l’avere sviluppato un pensiero autonomo, riuscire a controllare gli impulsi e dominare l’ansia e sopportare i momenti duri della vita possa considerarsi una piccola vittoria .
A volte un “no!” può essere molto più efficace, positivo e formativo di un sì. Nell’educazione dei figli nessuno è certo di avere comportamenti giusti o di usare le parole giuste. I figli crescono e devono diventare “altro” rispetto ai genitori. Bisogna fornirgli gli strumenti per camminare da soli lungo il sentiero della loro vita. Dobbiamo lasciarli andare, con la tristezza nel cuore, rimanendo ad un passo indietro, vigilando a distanza, essendo sempre pronti ad intervenire qualora ce lo chiederanno.
Non è semplice riuscire a non soffocare i nostri figli con le nostre ansie ( soprattutto quando vivono lontano ) ma dobbiamo tentarci.
Aiutiamoli a prendere in mano la loro vita, a fare le scelte giuste per loro e non per noi, rendiamoli uomini e donne liberi. Questo significa amarli.

2 pensieri su “I “no” dei genitori come strumenti di crescita

  1. Ho comprato questo libro quando mia figlia aveva solo pochi mesi, sarà per il titolo, che era molto vicino al mio modo di pensare, sarà per la foto in copertina che mi ricordava molto una bambina che conoscevo e alla quale speravo che mia figlia non assomigliasse neanche un po’, neanche per un attimo.
    L’ho molto apprezzato ed è stato uno dei pochi testi a cui mi sono affidata nell’educazione di Alessandra, che oggi è una ragazza di venti anni forte e indipendente, che a diciotto anni ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle e andare a studiare a Edimburgo. Mi piace pensare che i risultati di oggi siano anche il frutto di qualche no detto al momento giusto e con la giusta fermezza. Mi viene in mente quando, mi pare che fosse in primo liceo, ad un certo punto dell’anno iniziò a disperdere le sue energie migliori e a passare buona parte del suo tempo sui social network a seguire le avventure della sua boy band preferita. I risultati scolastici cambiarono di conseguenza. Una sera, non ricordo neanche quale fu il motivo scatenante, decidemmo di staccarle tutto: telefono, wi-fi, smart TV, tutto. Poteva solo chiamare e ricevere con il telefono. Io ancora ricordo le mie sofferenze nel vederla così disperata e lei naturalmente sul momento ci ha odiati. Quando a giugno sono usciti i quadri e lei è stata promossa con ottimi voti, una sera a cena ci ha detto, così, con nonchalance, mentre si chiacchierava del più e del meno: “Io vi devo ringraziare, perché se non facevate così, quest’estate mi beccavo matematica e fisica”. Ricordo che io e mio marito ci siamo guardati, abbiamo fatto finta di niente, ma mi è venuto da piangere. Quel No in particolare ci è costato una gran fatica e un gran patimento ma col senno di poi penso che siano stati proprio quei momenti in cui ha dovuto affrontare uno scontro, una privazione, un sacrificio ad aiutarla a crescere e a maturare. Sono sicura che buona parte del disastro educativo a cui assistiamo oggi dipende proprio dal fatto che nessuno ha più voglia di dedicare del tempo a dire no e a gestire il conflitto che ne consegue e, purtroppo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti

  2. Non molto tempo fa mia figlia trentenne mi ha ringraziata per essere stata “un po’ rigida” con loro: “non so come saremmo finite se ci avessi lasciato fare tutto quello che ci passava per la testa”. Da anni lavora in giro per il mondo, in regioni anche molto pericolose, ma almeno so che il coraggio, la determinazione e l’attenzione alle cose importanti della vita non le mancano ed è già un conforto.

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