La consapevolezza di essere un europeo

Lettera di mamma Cristina

Oggi pomeriggio, domenica 4 marzo, ho sentito la sua voce al telefono come avviene quasi tutte le domeniche. Eh sì, perché chiamare i numeri fissi in Italia dalla Francia la domenica costa meno. Quindi spesso la domenica pomeriggio si rientra prima per attendere che sul display del telefono di casa compaia quel numero così lungo che non ha un prefisso nazionale.

E’ così che io e mio figlio ci parliamo da quasi 4 anni, da quando è partito, con un progetto della scuola alberghiera che l’ha portato a Strasburgo in un ristorante stellato. Ha lavorato e studiato prendendo anche lì il diploma di cuoco e poi proseguendo con un corso di pasticceria. Chi conosce un cuoco sa quanto sia impegnativa questa occupazione e quanta dedizione richieda. Senza contare quanti batticuori ho provato tutte le volte che accadeva qualcosa di brutto in Francia, la ricerca immediata di un contatto per sentire che non ci fosse nessun pericolo imminente.

C’è  voluto un po’ di tempo, ma anch’io come tante mamme, di cui leggo le lettere, ho capito che ha raggiunto serenità e felicità là.

Ad agosto, al termine del suo percorso formativo, non tornerà, anzi cercherà  una nuova casa e nuove esperienze. Così continueranno i nostri viaggi, circa ogni 2/3 mesi,  per andare a trovarlo. Sono sempre stata orgogliosa di lui. È partito che non aveva neanche 19 anni e ha dovuto affrontare da solo anche qualche disavventura. Ma se l’è sempre cavata.

Fin da quando era piccolo abbiamo sempre viaggiato  molto in giro per l’Europa e forse questo gli ha insegnato che vivere distante da casa non è poi così impossibile. Abbiamo cercato di  trasmettergli la consapevolezza di essere un europeo di  origine italiana,  noi che abbiamo creduto fin da ragazzi in questa comunione di popoli e lingue, oggi così bistrattata. Di lui mi mancano tante cose, anche le più semplici, come fare shopping insieme, i nostri viaggi in camper, guardare un film seduti sul divano…La cosa importante è che stia bene ma soprattutto che sia felice e che faccia quello che gli piace.

Questo dovrebbe essere il desiderio di ogni madre e il destino di ogni figlio: ESSERE FELICE.

Cristina

7 pensieri su “La consapevolezza di essere un europeo

  1. A me quello che manca è la quotidianità, vedere mia figlia tutti i giorni, fare colazione assieme, andare a fare le commissioni e cantare in macchina a squarciagola, cucinare insieme poi… eravamo una squadra perfetta, guardare i film di Natale in questo periodo dell’anno. Quest’anno non ho addobbato la casa come negli anni scorsi… L’unica cosa che mi consola, saperla finalmente serena, indipendente economicamente (il suo sogno). Vado a trovarla ogni tre mesi, più o meno, ci messaggiamo tutti i giorni e se la connessione è buona ci videochiamiamo.

  2. Cara Cristina, usa WhatsApp, conviene! Anche io, come tante di voi, ho il figlio all’estero. E’ vero, mi ha fatto girare il mondo ma quanto mi manca, lui, la nipotina e la sua famiglia. Per fortuna, tra qualche giorno, saranno tutti da me! Buone e serene feste a tutti voi!

  3. Cara Cristina, butta via il telefono fisso e usa Skype oppure WhatsApp: potrai stare al telefono quanto vuoi e con le video chiamate potrai vedere il tuo ragazzo negli occhi e …sorridergli.
    Con affetto
    Lilli

  4. Oggi è l’ennesima Pasqua senza i miei amati cuccioli oramai diventati grandi e cittadini del mondo. Sentimenti contrastanti pervadono la mia anima… orgoglio e malinconia. E quell’uovo di cioccolato che nessuno apre.
    Credo comunque che tutti noi genitori di cervelli in fuga siamo stati bravi genitori e dobbiamo esserne felici.
    Un abbraccio virtuale a tutti noi.

  5. Questi figli coraggiosi sono i veri cittadini del mondo, si spostano con fiducia ed umiltà, pronti ad adattarsi e a sopportare sconfitte, consapevoli del nostro amore che li sostiene senza riserve; dobbiamo essere orgogliosi di aver saputo dar loro le ali e le radici

  6. Bellissima lettera, se il figlio, come hai detto, è sereno e felice, è la cosa più bella, in più è diventato un cittadino del mondo, una cosa bellissima, altro che i mammoni che vivono con i genitori fino a 35/40 anni. Complimenti a voi, che l’avete aiutato e continuate a supportarlo.

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