L’attesa

Lettera di mamma Angie

Noi mamme di cervelli in fuga siamo sempre in attesa.
Continuiamo ad essere in “attesa” dei nostri ragazzi con gravidanze più o meno lunghe, si ripetono in barba alla menopausa e alla speranza di avere prima o poi figli “inpat”.
Ogni loro arrivo è la gioia di un parto, ogni partenza è il dolore di un abbandono, ma poi via, riparte l’attesa. La pandemia mi ha tolto anche la data presunta del parto, che sconforto! Sarà un’attesa più lunga del solito.
Da alcuni mesi però la mia è un’attesa speciale, aspetto la nascita del mio primo nipotino. Nascerà in Australia fra poche settimane e non so neanche quando lo potrò vedere, ma mi ha già tenuto compagnia, aiutandomi a superare meglio l’isolamento.
Proprio quando volevo cominciare a preparare un pacco da spedire, il lockdown mi ha impedito di fare acquisti. Io volevo in qualche modo esserci, volevo che qualcosa di mio ci fosse al suo arrivo, era l’unica cosa che mi era permessa, dovevo essere pronta non appena ci fosse stata la possibilità di spedire.
Non mi sono persa d’animo e sfoderando un po’ di abilità nelle arti femminili, ho cominciato a cucire e lavorare a maglia, tempo ne avevo a volontà, ma materiale mica tanto. Allora ho recuperato tessuti accantonati da un pezzo per queste occasioni, ho fatto il mio primo acquisto on-line, mi sono fatta prestare i fili mancanti da mia sorella in incontri furtivi rigorosamente distanziati in strada, e mi sono messa all’opera.
La camicia di jeans un po’ vissuta del neo-nonno è diventata una graziosa salopette su cui sono andati giusti giusti i bottoni del premaman che indossavo quando ero in attesa del neo-papà. Dal salviettone nuovo è uscito un morbido accappatoio, e dalla tela di flanella tante lavette orlate. Perfino la camiciola da notte di fine mussola conservata per un bisogno è stata sacrificata per confezionare delicate bavette. Diverse volte ho fatto notte fonda sferruzzando copertine, golfini…
Mentre lavoravo fantasticavo e me lo immaginavo questo bimbo senza riuscire a prevederne l’aspetto, vista la forte diversità dei neo-genitori. Avrà lineamenti e colori asiatici come la mamma, o sembrerà un tedesco come il papà? Il parentado ha aperto le scommesse poi staremo a vedere cosa ha combinato la genetica.
Lo pensavo addormentato nel lenzuolino che stavo cucendo, sazio col mio bavaglino al collo, tutto bagnato nascosto fra la spugna che veniva dal mio armadio. L’ho immaginato arrivare a casa avvolto nella copertina fatta per lui.
Con le prime aperture ho comprato qualche capo e sono riuscita a fare un discreto corredino. Nel grande pacco c’è stato anche il carillon rimasto appeso a far niente nella cameretta per 35 anni e che riprenderà a suonare facendo dormire un pò di più anche questi ragazzi senza aiuti. Ci sono stati regali di amici e parenti, sorprese.
Dopo non poche traversie il pacco è finalmente partito. Visti i tempi e la distanza, ho aspettato con ansia che arrivasse a destinazione, dove hanno aspettato con entusiasmo ad aprirlo in collegamento con noi. Avrei voluto esserci anch’io dentro quel pacco, andar a dare una mano, invece sono qui ad aspettare che squilli il telefono. Quanto mi mancherà non esserci, non vederli, non vedere mio figlio essere padre!
Intanto però preparerò un bel fiocco da appendere alla porta perchè, anche se il nostro nipotino nascerà molto lontano, quando arriverà sarà anche qui con noi!

Angie

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