Le cose che ho imparato da mia figlia

Lettera di mamma Simonetta

Vorrei raccontare la nostra esperienza e scrivo anche a nome di mio marito Fabrizio.
Facendo seguito alla visione del docufilm Italia addio, non tornerò, vorrei dare la mia testimonianza che è un po’ diversa dalle altre situazioni raccontate dalla maggior parte delle mamme di questa pagina.
Intanto premetto che la nostra famiglia vive in provincia di Roma e quindi le opportunità lavorative sono quelle che sono; sia io che mio marito siamo impiegati di medio livello io Poste, lui Tim.

Nostra figlia Francesca ha compiuto ieri  25 anni. Quando è partita 4 anni fa per Londra, non era ancora laureata e vedeva in modo molto incerto il suo futuro: è partita inizialmente per approfondire la lingua ma, soprattutto, per cercare di capire cosa voleva fare “da grande” dato che, pur avendo iniziato la facoltà di architettura,  sentiva che non era adatta. Dopo alcuni mesi in cui ha  lavorato come cameriera  (lei che non aveva mai sparecchiato la tavola a casa sua!) ha cominciato a capire alcune cose che qui in Italia tanti giovani non possono capire purtroppo:
1) se hai buona volontà, anche se sei straniero trovi un lavoro
2) il lavoro ha un paga base stabilita dalla legge e non esiste essere pagati “in nero”
3) se lavori con costanza e impegno ti premiano
4) mantenersi da soli in un posto caro come Londra è una grande conquista e la tua autostima sale
5) se il lavoro che fai non è adatto a te, puoi cambiare e progredire nel tipo di lavoro
6) se vuoi studiare e lavorare è possibile e lo Stato ti aiuta a pagare le tasse universitarie.

E queste sono solo le prime 6 cose di cui mi ha parlato mia figlia… potrei continuare

Ma la conclusione è che mia figlia si è resa conto di essere una giovane donna in gamba e ha ricominciato a studiare in un università di Londra;  fra qualche mese prenderà la laurea e intanto ha progredito nel lavoro ed ora è impiegata in una ditta importante. Londra le ha  mostrato una strada e le ha dato opportunità che qui in Italia non vedeva. Ora sta andando a vivere insieme al fidanzato inglese conosciuto 2 anni fa, ha una cerchia di amicizie ed è stimata sul posto di lavoro. Qui in Italia  tante sue ex compagne di scuola  anche se laureate o non trovano nulla oppure hanno trovato un lavoro grazie a conoscenze familiari.
Nell’ufficio postale dove lavoro ci sono altri 4 colleghi che hanno figli che hanno trovato un lavoro ben pagato e di soddisfazione in giro per l’Europa: c’è  una ex ragioniera 24 enne diventata pasticcera per passione che vive in Francia, un ingegnere 28 enne che, con una laurea e due master, è dovuto andare a Amsterdam, un 25 enne laureato in letteratura latina che insegna a Berlino, una neolaureata in sociologia che è andata in Spagna… E mi sembra che in un ufficio di sole 24 persone sia un consistente numero di expat !
Di cose da dire sul fenomeno giovani in fuga ne avrei tante ma per ora mi fermo qui

Simonetta

 

Un pensiero su “Le cose che ho imparato da mia figlia

  1. Ciao mio figlio 6 anni fa si è trovato nella stessa situazione. Subito dopo la laurea in ingegneria all’università di Palermo si è trasferito a Londra per perfezionare la lingua lavorando prima in un ristorante e poi piano piano ha trovato lavoro in un’azienda importante; lo valorizzano tantissimo e ora è riuscito a comprare casa e soddisfatto in tutto tranne il fatto che se si vuole vivere si deve lasciare il proprio paese. Assurdo!

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