Lettera di mamma Vallì
Mio figlio Andrea è partito 14 anni fa, quando aveva 18 anni, per frequentare l’università Queen Margareth ad Edimburgo in Scozia, si è laureato in Podologia dopo 4 anni e ha poi potuto fare il dottorato in Reumatologia pediatrica per altri 4 anni. Dopo un’esperienza di insegnamento presso la stessa università e altre esperienze di lavoro presso cliniche private sempre ad Edimburgo ha ricevuto una proposta di lavoro dall’Australia come docente permanente e ricercatore all’università di New Castle; ha accettato ed ora vive laggiù da quattro anni e mezzo con la moglie, anche lei italiana e che ha appena completato il dottorato, ed è molto felice di questa scelta che gli sta dando molte soddisfazioni lavorative.
Io ho sempre appoggiato la sua scelta di studiare all’estero e anche quella di partire per un posto così lontano come l’Australia, perchè la cosa più importante è che sia soddisfatto del suo lavoro e della sua vita.
Queste sue scelte hanno dato anche a noi genitori la possibilità di viaggiare e di conoscere molte persone di altri paesi e quindi di ampliare la nostra conoscenza del mondo.
I mezzi tecnologici come Skype e WhatsApp ci danno la possibilità di sentirlo e vederlo tutti i giorni e di essere partecipi della sua quotidianità ed essere quindi veramente orgogliosi di quello che sta facendo.
Vallì
cari “colleghi genitori di expat” Quando leggo le vostre lettere provo un sentimento di orgoglio e compiacimento. I nostri figli sono il “prodotto”(passatemi questa parola) di una scuola sempre tanto bistrattata in patria e così tanto apprezzata all’estero;
Sono il “prodotto” di un’educazione alla libertà di scegliere vissuta in casa, che non è così scontata e facile.
Genitori così sanno anche disporsi all’ascolto e e al cambiamento.
Genitori così cercano di vivere la loro vita insieme (e a distanza) ai propri figli imparando nuove cose, sperimentando nuovi percorsi. E se qualche volta hanno dei ripensamenti ci può anche stare, hanno comunque le risorse per ricominciare, ogni volta.
Questi genitori siamo noi e abbiamo vissuto un momento della nostra storia bellissimo, nonostante tutto, che ci ha permesso di essere per i nostri figli quello che siamo: un punto di riferimento irrinunciabile.