Matrimoni ai tempi di Skype

Lettera di Mamma Lamile

Care mamme e nonne,

Sentite questa: oggi mi trovo a casa ad aspettare un collegamento via whatsapp per assistere in tempo reale al matrimonio di mio figlio negli Stati Uniti (Nord-Ovest).
Ma come? Cosa fai lì sul divano di casa in Italia?
Beh, io sono tornata 10 giorni fa da una trasferta USA per visitare il mio expat n.2 , la sua ragazza coreana e la casa appena acquistata: mi hanno parlato di progetti matrimoniali verso l’estate, ma appena tornata, per una complicata situazione familiare/amministrativa hanno deciso di accelerare e sposarsi OGGI!

Per un attimo ho preso in considerazione l’idea di rifarmi 14 ore di volo e 8 fusi orari, ma poi ho deciso di NO, per mille motivi. Andrò al matrimonio “per le famiglie” in Corea più avanti, poi bisognerà fare qualcosa qui in Italia…
Ma un matrimonio è sempre un matrimonio, anche se celebrato in un tribunale americano!
E qua entrano in azione gli amici italiani espatriati in America, che sembrano fare ognuno la propria vita, ma quando uno chiama, tutti rispondono: chi vola da Chicago spostando impegni di lavoro per arrivare vestita di tutto punto un’ora prima della cerimonia e tornarsene il giorno dopo, chi parte da Boston in tempo solo per la cena di festeggiamento.
Un amico italiano si è offerto di fare il testimone e ha fatto da corriere e ha portato i regali preparati di corsa, e ora stanno organizzando uno streaming in tempo reale per trasmettere la cerimonia in Italia e in Corea.

Abbiamo mandato fiori via Interflora, mentre la sorella dello sposo, la mia expat n. 1 a Londra, impossibilitata ad andare, ha mandato un regalo con Amazon. Loro sono felici, e quindi lo sono anch’io, anche se è tutto un po’ surreale.

Questo è un altro argomento da lanciare: i figli vanno all’estero, ma spesso lì oltre al lavoro si imbattono in fidanzati/e del paese ospite o spesso di altri paesi ancora. E allora il mondo si allarga ancora di più, e ci si accorge che le barriere culturali si superano molto meglio su un terreno neutrale.

Lamile

5 pensieri su “Matrimoni ai tempi di Skype

  1. Cara Rosa,
    io tengo appesa in cucina quella famosa poesia di Gibran sui figli dove dice tra l’altro: “Potete dare una casa al loro corpo /ma non alla loro anima/ perchè la loro anima abita la casa dell’avvenire/ che voi non potete visitare /nemmeno nei vostri sogni”. Esprime molto bene il mio atteggiamento nei confronti dei miei figli.
    Forse perchè i miei genitori, mia madre in particolare, mi hanno incoraggiato ad essere indipendente e a “volare ” da sola, tenendosi a distanza senza interferire sulle mie scelte, io non trovo troppo difficile lasciare che i miei figli seguano la loro strada, anche se li porta lontano in tutti i sensi.
    Il punto cruciale, sempre secondo me, è che la vita di un genitore (anche single come me, che sono vedova) non deve dipendere esclusivamente dal rapporto coi figli, proprio per il bene loro.
    Si può essere vicini lo stesso in tanti modi, ognuno trova il suo: mia nuora è coreana? e io inizio a studiare il coreano cosi quando incontrerò la sua famiglia potremo (forse) scambiare qualche parola. Poi penso anche che tutto è relativamente facile fino a che si sta bene di salute, si può viaggiare e si è autonomi. Io dico ai miei figli che quando sarà l’ora, non si facciano scrupoli a sapermi con una badante o in una struttura, andrà bene così…per ora ci ridiamo su, poi si vedrà.
    Un abbraccio
    Lamile (quella dei due figli expat)

  2. Vorrei lasciare un altro commento:
    la lettera di mamma Lamile apre una discussione molto ampia ma due sono i temi che mi piacerebbe affrontare con le mamme dei cervelli in fuga:
    il primo e’ il valore dell’amicizia tra expat e tra i nostri expat ed i loro vecchi amici: quanto ci fa sentire piu’ tranquille sapere che “non sono soli”?
    il secondo e’ quello delle loro “affettuose relazioni” che, come nel caso del figlio di Lamile, e’ interculturale: quante di noi hanno una famiglia allargata che assomiglia sempre piu’ ad una “succursale delle Nazioni Unite”? e come viviamo l’interculturalita’ in famiglia?

  3. Si l’estero ti ruba prima il corpo dei tuoi figli poi… anche il cuore. Continuo a dire che non mi piace. Che non è giusto! Avrò la testa ristretta ma… non riesco proprio a sorriderne.

    1. Rosa, io non credo che l’estero “rubi” i nostri figli.
      I nostri figli hanno fatto una scelta relativamente libera: stanno inseguendo i loro sogni, le loro aspirazioni, la loro carriera e sono pronti a cogliere le opportunità presenti in altri Paesi.
      Io penso che i figli “rubati” siano altri, come abbiamo scritto anche nel nostro “Numero Zero”:
      sono quei figli che fuggono per motivi politici, etnici, religiosi o che fuggono da carestie, guerre e calamità naturali, abusi e torture, repressione, regimi di polizia.
      Prova a vederla cosi’ e ti sentirai anche tu una mamma a distanza ma… privilegiata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *