Ormai è un uomo ma io resto una mamma, una mamma italiana

Lettera di mamma Laura

Mio figlio oggi ha 25 anni ed è partito lo scorso agosto per iniziare il Dottorato presso la Northwestern University a Evanston (Illinois, Stati Uniti) ma non è stata la sua prima partenza. La prima è stata nel 2010 quando aveva appena 18 anni per Sidney, Australia: non sapendo se voler continuare a studiare dopo la scuola superiore, ha preso un anno sabbatico decidendo di studiare l’inglese e lavorare per un periodo. E’ rimasto a Sidney 8 mesi: è stato uno choc per me, ho avuto una crisi personale pazzesca e un vuoto immenso dentro e nelle mie giornate ma non ho mai detto nulla a lui per non distoglierlo dalla sua decisione perchè sapevo che gli sarebbe servita come esperienza di vita … ed infatti è tornato “un altro”.

Non che prima fosse un incivile ma è tornato con la consapevolezza della fortuna che aveva ad avere una famiglia che, forse qualche volta lo soffocava, ma che lo adorava. E’ tornato avendo imparato che i vestiti dalla cesta della roba sporca all’armadio o la roba pronta nel piatto non ci andavano  per magia ma qualcuno doveva pensarci e  questo qualcuno ormai era… lui. E’ tornato anche accorgendosi di quanto ci vuole per guadagnare i soldi da spendere: prima la paghetta arrivava quasi indipendentemente da ciò che faceva o non faceva, là doveva guadagnarseli e visto che era giovane, senza esperienza e senza titolo di studi, gli unici lavori che trovava erano aiuto lavapiatti, 12/13 ore al giorno lavando piatti, bagni, pavimenti.

Una scuola di vita che l’ha fatto tornare a casa dicendo “voglio studiare: non posso pensare di fare una vita così sacrificata per sempre ” e così nel 2011 iniziò l’università a Pavia. Il secondo anno, andò con l’Erasmus a Birmingham: esperienza molto meno scioccante per me nel senso che, dopo essere stati lontani quando era in Australia, io ero preparata.

Certo fare la mamma a distanza è dura, non è “umano” non sapere se la sera era tornato a casa oppure no, non sapere sempre dov’era, che cosa faceva; non per controllarlo ma per essere certa che stesse bene.

Dopo Pavia e Birmingham, ha fatto la Laurea Magistrale a Torino e un Master c/o Collegio Carlo Alberto. Almeno una volta al mese lo vedevo e quando tornava a casa, passavo il weekend a cucinare per dargli più roba possibile da portarsi via. Dopo Torino, è stata la volta di Francoforte, dove ha fatto uno stage di  un anno presso la BCE. Quest’anno dopo tante domande per dottorato e l’incognita della destinazione futura la scelta è caduta su Università di Northwestern a Evanston, vicino a Chicago, U.S.A.

Felice per lui per questa opportunità… ma tornerà ? Io ormai qui ho la mia vita ma quando penso che la quotidianità non ci sarà mai più, mi prende un magone.

Poi sento tanti genitori che si lamentano dei figli e mi viene un nervoso.

Non so che “attrezzi” bisogna avere per avere i figli lontani, certo facile non è, si è orgogliosi, anche stupiti di essere riuscita a fare così un bel lavoro ma certe volte, egoisticamente, preferirei fosse stato una capra a scuola, averlo vicino magari in qualche fabbrica e poterlo vedere e aiutare ogni volta che ne avesse bisogno.

Mantenere rapporti a distanza non è facile, nemmeno da mamma: si ci sono tanti mezzi oggi ma è il tempo, è il condividere momenti, anche discussioni … è una mancanza continua dentro a cui poi fai l’abitudine e ti dici: “ormai è un uomo ma io resto una mamma e una mamma italiana” !

Certo lui ha coraggio, credo che tutti questi ragazzi che partono abbiano un coraggio da leoni, tanto di cappello. Quando vedo i figli di famiglie che non hanno voglia di fare, che si lamentano di tutto, che danno per scontato tutto della loro vita e che non hanno alcuna intenzione di rimboccarsi le maniche nè i loro genitori trovano importante spingerli e insegnargli che a una certa età, non è più dovuto nulla: devi guadagnartelo… mi viene una rabbia. Io sono orgogliosa di mio figlio e anche di me ma se potessi riaverlo qui sereno e felice: beh, pagherei !

Laura

 

6 pensieri su “Ormai è un uomo ma io resto una mamma, una mamma italiana

  1. Anch’io che ho mia figlia, di cui sono orgogliosa e fiera, da un anno a Londra per lavoro ho la stessa paura di non riuscire a mantenere il rapporto a distanza. Quel rapporto quotidiano che ci manca e ci scalfisce il cuore.
    E’ stata a casa per le feste di Natale e Capodanno e la cosa che non dimentichero’ mai e’ quello che mi ha scritto su WhatsApp prima di ripartire :”Mi mancherai tanto mami” .
    Ho pianto tanto dopo perchè le mancherò come il resto della famiglia, perchè non ci si abitua a fare a meno dei gesti d’amore che ogni giorno si ricevono come pure dei momenti di riflessione dopo una discussione. Lì si è soli.
    Spero sia felice ed io imparerò ad esserlo per lei.

  2. Essere mamma di questi ragazzi che girano il mondo per un futuro migliore è solo orgoglio per noi genitori. Si è vero, vorremmo averli vicini nel quotidiano ma il momento che ritornano a casa dopo le loro esperienze con quella voglia di raccontare, in quei pochi giorni, mesi e mesi di lontananza, ci riempiono il vuoto avuto in tutti quei giorni di lontananza.Sono emozioni forti.

  3. Ti capisco. Eccome. Siamo mamme fortunate certo. Ma con un vuoto che nessuno potrà colmare.
    La mancanza si sente, i tuoi pensieri negativi si, sì fanno ma poi. Si cancellano…

  4. Cara Laura, quanto ti capisco. Anche io ho un figlio di 25 anni che a settembre è partito per Norwich in U.K. per il dottorato di ricerca. Nel 2015 era andato in Ungheria a Budapest per l’ultimo anno accademico della magistrale. Poca cosa se lo paragono al tuo, sicuramente l’Australia e gli Usa sono ben più lontani ma il vuoto in casa è lo stesso. Ho anche una figlia che vive da 8 anni a Parigi, anche lei dottorato di ricerca e poi lavoro sempre a Parigi. Sai quante volte ho pensato che avrei preferito che non fossero così brillanti a scuola, che non avessero avuto così tanta voglia di conoscenza…nonostante il grande oegoglio per loro, essere mamma a distanza è difficile, non poter condividere con loro la quotidianità e le piccole grandi cose di ogni giorno. I miei figli mi mancano tanto….”i nostricfigli non sono nostri….” è vero loro devono vivere la loro vita, fare le loro esperienze e le loro scelte. A noi rimane lo stare a guardare il loro splendido ” volo”.
    Alessandra

  5. Laura, non serve nessun attrezzo per avere i figli lontani e ti spiego perché: primo, e ti parlo per esperienza diretta, devi guardare bene il figlio negli occhi e, quando ti accorgi (e non è difficile credimi) che lui è contento, dico contento anche se ancora non soddisfatto, allora devi prendere atto che lui ha fatto la scelta giusta che poi gli darà la soddisfazione sia economica che sociale, che lo realizzerà in pieno. A questo punto il genitore diventa punto di riferimento che lui ringrazierà sempre e quindi si passerà alla teglia di lasagne quando arriverà ed esalterà il grande lavoro fatto a monte (compresi i sacrifici) dalla mamma o dai genitori in genere…
    Tanti auguri Laura e cerchiamo di essere orgogliosi dei nostri figli anche perché, in questo nostro bel paese, purtroppo, tanti nostri ragazzi non hanno e non avrebbero futuro.

  6. Il mio Manuel ha fatto uguale stessa storia: anno sabbatico in Irlanda, poi università di lingue a Bologna (per modo di dire, sempre in giro per il mondo), laureato con lode, adesso lavora ad Istanbul. Un’angoscia continua…non passerà mai…

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