Quale futuro per i giovani migranti italiani dopo il Covid-19?

accompagnamento-mondo-del-lavoro

Le prospettive future legate al lavoro e allo studio dei giovani all’estero sono tra i problemi economici posti dalla pandemia Covid-19.
Se, da un lato, la diffusione dello smart working all’estero è stata intesa come una garanzia tanto per la salute quanto per il lavoro, la precarietà insita in molti contratti di lavoro genera preoccupazione per il futuro; per non parlare della situazione degli studenti attraverso il blocco o la cancellazione di corsi di studio.

Non è fuori luogo la preoccupazione per l’economia in generale e per il futuro di tanti giovani migranti se lo stesso CGIE – Consiglio Generale degli Italiani – all’estero ha stimato in 100.000 il numero di rientri in Italia nei prossimi mesi. Il CGIE attribuisce l’alta probabilità di flussi di “rimpatrio forzato” di molti residenti all’estero alla probabile chiusura di piccole e medie imprese ed alle difficoltà a cui andranno incontro lavoratori autonomi, lavoratori interinali con qualificati profili professionali, occupati nella filiera della gastronomia e ristorazione italiana, manodopera stagionale e frontalieri”. In particolare, la stima fatta dal CGIE è basata sulla possibilità che vi sia “una maggiore propensione al rientro da parte dei connazionali di più recente emigrazione trasferitesi negli ultimi 3-5 anni e non ancora definitivamente integrati nel tessuto socioculturale dei paesi di arrivo. Al contrario di coloro che vantano un maggior periodo di residenza all’estero, che presuppone livelli di integrazione maggiori e quindi di minor propensione al rientro”.

Si aggiungono due studiosi – Enrico Pugliese e Rodolfo Ricci – che sottolineano il grave rischio occupazionale per gli italiani all’estero soprattutto tra coloro che appartengono alle nuove mobilità. Si tratta di giovani (e meno giovani) a diverso livello di istruzione e qualificazione: camerieri, commessi di attività commerciali, impiegati in istituti di ricerca, collaboratori di studi di archistar per i quali la condizione precaria è la norma. E al lavoro precario regolato si aggiunge anche all’estero il lavoro nero. Le notizie che vengono da associazioni operanti nel campo dell’emigrazione mostrano un numero significativo di casi di perdita di lavoro in settori dove i nuovi emigranti italiani hanno una presenza di rilievo. Non si tratta solo della chiusura dei ristoranti ma ad esempio anche della intera filiera alimentare che in paese come la Germania occupa decine di migliaia di nuovi emigranti italiani. E ci sono situazioni analoghe nel commercio, nelle attività di servizio ed altro.

Anche nella nostra community, il tema dello studio e del lavoro sono stati molto presenti durante il lockdown. Purtroppo qualcuno ha perso il lavoro e molti studenti sono stati costretti a rientrare.
“Andrà tutto bene”, e’ proprio così?
Quanto siete preoccupate per il futuro lavorativo (o di studio) delle vostre figlie e dei vostri figli all’estero?

Fonti:
Cgie al Governo: Reddito di emergenza per italiani all’estero, 6 aprile 2020, www.sitocgie.com
Enrico Pugliese e Rodolfo Ricci Solidarietà per gli emigranti, solidarietà per gli immigrati, il manifesto, 14 aprile 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *