Reazioni al distacco

lucy barton

Di quanta preparazione abbiamo bisogno per affrontare la partenza dei nostri figli?

Un anno (il tempo che, per esempio, ho avuto io) è sufficiente?

In genere il tempo, quello del calendario, non è un buon metro di valutazione perché, verosimilmente, tendiamo a rinviare la “presa di coscienza” dell’evento che sappiamo accadrà.

E così ci ritroviamo in aeroporto, pronte per l’abbraccio finale, a domandarci se abbiamo avuto tempo a sufficienza per … tutto quello che, in quegli istanti, ci viene in mente; soprattutto per le cose non dette o non ripetute fino all’esasperazione, per i gesti non fatti, per i maglioni o le magliette che abbiamo dimenticato di infilare di nascosto in valigia all’ultimo momento.

Ma siamo tutte così? Forse no.

Recentemente, mi sono imbattuta in aeroporto in una famiglia che accompagnava il figlio in partenza per la Germania; avevano bicchieri di plastica e una bottiglia di spumante che hanno stappato nel momento in cui il figlio ha varcato il controllo bagagli.

Mi sono chiesta: è un augurio o festeggiano la “liberazione”?

Leggete la bella recensione della nostra amica Ornella Fortuna al libro di Elizabeth Strout proposto in copertina.

27 pensieri su “Reazioni al distacco

  1. La mia piccola di 19 anni, appena diplomata, partirà a breve per il Nord Italia, per studiare cucina.
    Certo nulla in confronto a chi ha figli all’estero ma, nonostante avessimo insieme previsto questo da anni, ora sono devastata dalla tristezza di vederla andare via… Trovo questo blog consolatorio.
    Grazie del sostegno, ce la possiamo fare…

  2. Hai detto bene manca la quotidianità e si ha dei gran buchi neri della crescita del proprio figlio. Lo accompagni in aereoporto che è un bambino, il mio è partito che ne aveva 13, e lo vai a riprendere a fine anno che è diventato un ragazzo. Ricambio con affetto il tuo abbraccio.

    1. È tutto vero, sono lontani, ogni tanto tornano ma quando poi ripartono per me è uno strazio…Cerco di farmi forza, di no farmi vedere da loro che piango, però spesso le emozioni hanno il sopravvento. Leggere le vicende di altre mamme come me mi è di aiuto, grazie a tutte voi e un abbraccio!

    2. Siamo proprio tante, mamme che sentiamo vuoti incolmabili. Ma nel mio caso c’è di più, io sto perdendo anche il marito che, da quando i nostri figli sono partiti, il primo a 23 anni, circa sei anni fa, e la seconda un anno fa, ha perso la gioia di vivere, é ipocondriaco, distante anni luce da me, e lo rivedo sorridere ed includermi nella sua vita solo quando i nostri figli tornano a trovarci per qualche giorno. Mi sento letteralmente impotente, immaginavo che andando via i figli la coppia si alimentasse di una nuova energia, che delusione!

  3. Credo che il dolore consista nel non poter prendere un caffè insieme quando si vuole, il non poter più vivere la loro quotidianità, magari il non poter crescere i loro figli (come nonni). È uno strappo immenso, è una parte di te che non hai più, è quella voce che ti chiede se hai visto la sua maglia… ma… Se loro sono contenti e realizzati così, allora va bene. D’altronde la somma finale delle loro scelte la faranno molto più avanti, come noi stiamo facendo oggi. Un abbraccio ad ogni mamma, una per una, con affetto

  4. ciao a tutte! ma quante siamo… ogni parola consolatoria può suonare falsa o per lo meno retorica. Quello che viviamo con i nostri figli è un dato di fatto di cui prendere atto. Sono altrove, hanno fatto le loro scelte e noi possiamo solo sperare che siano quelle più vicine ai loro desideri. Ricordo quando le mie due ragazze sono andate via, tanto tempo fa, se mi trovavo a parlarne con le mie amiche e colleghe spesso usavo il termine “nuovi migranti”. Loro mi guardavano stupite, ma come? -dicevano- i nostri figli vanno all’estero perché questo è il bisogno dei nuovi “cervelli” e non per un bisogno economico. Di fatto avevano ragione ma, con il tempo e con i mutamenti economici e sociali del nostro paese, dell’Europa e del mondo, loro sono diventati e/o percepiti semplicemente come i Nuovi migranti del XXI secolo.
    Tant’è. Buona giornata a tutte e a tutti, vi leggo sempre con grande piacere e sempre con il sorriso sulle labbra.

  5. Buongiorno, leggo i vostri commenti e constatando che molte di voi hanno i figli in Europa, non riesco a impedirmi di pensare che siete fortunate. Probabilmente la nostalgia è la stessa, solo che per vedere mia figlia io devo volare nel Far-west, tre scali e 25 ore di viaggio per arrivare nel deserto del New Mexico. Avete presente i paesaggi di Tex, la Mesa, il Rio Grande, i serpenti a sonagli e i coyote? Ecco, lì.

    1. E’ vero quanto è difficile avere i figli lontano. Ci facciamo forza dicendoci che sicuramente per loro è meglio così: si realizzano professionalmente e personalmente, diventano presto uomini / donne. Noi mamme siamo felice per loro, la loro tenacia ci rende orgogliose…ma quanta tristezza nei nostri cuori ogni volta che li accompagnamo all’aereoporto!!!!

      1. Mio figlio ha vent’anni, il piccolo di casa; lui che è l’altro me, parte fra pochi giorni per un lavoro che lo porterà a tornare pochissimo, forse niente. Prima l’Ungheria poi sempre in viaggio ed io mi sto consumando dentro e fuori. Non dormo da troppo e i miei occhi hanno perso le forme. Gli ho chiesto di aspettare, di pensarci perché è troppo presto, perché non è ancora pronto ma, sono tutti concordi che chiedere ciò che chiedo sia un atto di egoismo. Sono devastata ma, credo, di non poter fare altro che guardare e soffrire. Come posso fare a farmene una ragione?

  6. Mio figlio dopo la laurea ha trovato lavoro ad Amburgo e a breve si trasferirà a Monaco.
    Sono orgogliosa di lui, è cresciuto professionalmente, ha imparato a cavarsela da solo: cucina, fa il bucato e le pulizie di casa in maniera meticolosa. Tutto questo mi gonfia d’orgoglio, ma quando torna a casa e poi riparte un pezzetto del mio cuore si strappa… Aspetto qualche giorno a cambiare la biancheria del suo letto… Indosso la sua felpa da casa…Ma va bene così, è un vero cittadino del mondo

    1. Ti capisco perfettamente…
      mio figlio studia a Monaco , sono orgogliosa di essere sua madre per tutto quello che e’ e per quello stupendo giovane uomo che e’ diventato.
      E’ da 4 anni che e’ via ma quando deve tornare in Germania mi sembra che una parte di me vada via con lui e mi sento ogni volta molto triste, forse non mi abituerò mai…
      Meno male che esiste skype…
      Quello che mi da un’enorme felicità e’ sapere che sta reaizzando i suoi sogni e questo mi da una grande forza… Vera

    2. Io lascio la biancheria nel letto fino al giorno prima del suo ritorno e quando apro la porta della stanza…. Sono passati 3 anni ma indelebile il ricordo del saluto all’aeroporto, orgogliosa di lei, ma una parte di me si è lacerata

  7. Ciao, per me e’ iniziato 10 anni fa con mio figlio dopo la scuola. Dopo un mese ha trovato lavoro in Inghilterra. E’ stato il primo a partire. Per un po’ guardavo sempre l’orologio. Poi è stato il turno di mia figlia, 1 anno a Londra e adesso si trova a Parigi
    Qua non ho famiglia, siamo soli con mio marito. E’ stato uno strappo al cuore soprattutto durante le feste.

  8. Sono contenta di sentire che anche per voi è dura come per me. Gli altri, quelli che non hanno figli all’estero, non capiscono fino in fondo. Adesso faccio solo per loro le marmellate, la passata, il ragù e spese enormi quando vado io da loro. Mi sembra così di essere loro più vicina.

  9. Sono anch’io mamma di un cervello in fuga che ha concluso brillantemente un Dottorato all’Universita’ di Zurigo. Non contento è partito per un anno sabbatico in giro per l’Asia e poi, se ce la farà a concluderlo, deciderà dove stabilirsi in futuro. Mi manca da morire anche se sono molto orgogliosa del grado di libertà e autonomia che ha raggiunto. Il mio cuore è molto diviso .
    Grazie per il vostro supporto

  10. Carissime mamme del blog, anch’io sono, solo da ieri, mamma di una ragazza laureata in Lettere classiche che e` andata in Svizzera.
    Sono molto triste e sento tantissimo la mancanza di Alba. Spero di riuscire a superare presto questa forte malinconia. Vi abbraccio tutte.

    1. In svizzera? Ma allora è quasi a casa! La mia sono 12 anni che è in Egitto ed io ancora ci sto male…
      Le chiedo spesso, anche se so che non è giusto, “Quando torni a casa?” e lei si arrabbia giustamente.
      Il mio però credo che sia anche un pò di egoismo perchè sono da sola, non ho parenti e quindi vorrei averla vicina, anche in Svizzera.

  11. Ho scoperto per caso che esiste una pagina così interessante. Mio figlio è partito il 27 novembre dell’anno scorso, si trova in Australia. Lui sta molto bene ma a me si è spezzato il cuore nel vederlo partire. Non c’è giorno che non pensi a lui… Comunque dobbiamo essere orgogliose dei nostri ragazzi che hanno avuto il coraggio di una scelta così difficile: in Italia lavorava per 450 Euro al mese, in Australia ne prende 1800… Giudicate voi…

  12. Come vi capisco!!! La mia è a Francoforte da quasi cinque anni ed ogni volta che parte è sempre doloroso. E’ figlia unica e io sono da sola a Milano. Giulia mi manca tantissimo. Qui lavorava in una scuolaccia per pochi spiccioli al mese. In Germania non è stato tutto rose e fiori, ma almeno riceve uno stipendio decoroso rispetto ai sacrifici che ha fatto per fare l’Università e master vari.
    Un abbraccio a tutte le mamme e i papà di figli in fuga.
    Giusi

    1. Ciao Giusi, proprio ieri mia figlia Alba e` partita per la Svizzera col suo fidanzato che lavorera` in banca. Alba e`laureata in Lettere classiche col massimo dei voti e qui al sud Italia non ha possibilita` di realizzarsi come merita. Speriamo possa realizzare presto il suo sogno di trovare un lavoro che la gratifichi. Un abbraccio a tutte le mamme come me.

  13. Ciao, sono anch’io una delle tante mamme che soffrono per la partenza del proprio figlio: NON CI SI ABITUA MAI. Ogni volta è sempre più doloroso il distacco. Un saluto a tutte le mamme che come me sono tristi.

    1. E’ vero, non ci si abitua mai, anzi! Mi sto rendendo conto che quando io e mio marito andiamo a trovare nostra figlia e la sua famiglia in New Mexico sento uno “strappo” al momento dei saluti, ma sono proiettata verso casa, voglio indossare la maglietta che ho comprato, cucire un patchwork con le stoffe che ho stipato in valigia … insomma ce la faccio.
      Ma se vengono i ragazzi da noi, la partenza è un dramma. Mi rimane dentro un vuoto assoluto che fa male, mi capita di piangere come una fontana se ritrovo una calza spaiata che hanno dimenticato … Ci metto almeno un mese a ripigliarmi eppure qui ho altri due figli, mio marito, amici, un lavoro!

  14. Il cuore si abitua a pompare accelerato quando scuoti la mano per l’ultima volta prima di vederla sparire dopo il controllo bagagli! Le emozioni sono uguali ma sapere che dopo la lacrimuccia si è in grado di riprendere la vita in modo normale tranquillizza!
    Dopo il Natale è partita di nuovo con bagagli sproporzionati alla sua statura ma non alla sua forza interiore.

  15. Ciao,noi abbiamo avuto meno di una settimana (da mercoledì al lunedì successivo) quando nostra figlia si è trasferita per lavoro a Lione da Torino. Adesso è a Parigi da un anno e in totale sono quasi 3 che è partita. Forse patisco più ora il distacco di allora…..

    1. Dopo l’esperienza olandese, quella belga, poi gli States, ora la Francia. Bravissimo: ha imparato a lavare, stirare, cucinare, a relazionarsi in modo semplice e corretto.
      Orgogliosa del mio “principe ereditario”, orgogliosa di me che l’ho lasciato andare e che continuerà’ a volare … Le lacrime: quelle sempre, fanno parte del “pacchetto” Mum

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