Ritorni e ripartenze

Lettera di Mamma Gabry

L’aereo è appena atterrato. Sono felice. Mia figlia torna per le vacanze di Natale e sono felice.
Quando ci siamo salutate d’estate abbiamo pianto a dirotto, abbracciate in mezzo alla confusione dell’aeroporto. Eppure dovevamo essere abituate agli arrivederci. Ma, si sa, il distacco è sempre doloroso.
Aspetto con impazienza di vedere la sua grande valigia colorata piena di adesivi e di acciacchi ( “non ne compro una nuova , questa la riconosco subito all’uscita bagagli”).
Le porte scorrevoli si aprono e chiudono al passaggio delle persone che, alla spicciolata, escono con aria smarrita in cerca di un amico o di un parente o di una guida turistica.

Un quintetto di fiati sistemato a lato della zona “Arrivi” comincia a suonare.
“ Che bello –penso- a Natale in tutti gli aeroporti o stazioni c’è sempre musica” ma mi viene un groppo in gola quanto riconosco il motivo di “Mission” di Morricone. Cerco di darmi un contegno, non posso cedere all’emozione . Da bambina non piangevo mai, mi vergognavo. Adesso che potrei essere nonna mi commuovo per un nonnulla.

Eppure sono felice, mia figlia torna a casa per le vacanze di Natale, dovrei ridere di gioia.
Ho dato aria alla sua camera, le sue cose sono tutte al loro posto, ho messo il piumone bello caldo sul letto…
e poi la vedo uscire, con la sua grande valigia colorata, con i suoi grandi occhi neri scintillanti e il suo sorriso radioso, un fiume di lacrime mi esce all’improvviso senza ritegno. Ci abbracciamo.

Torniamo a casa. Lei ha tante cose da raccontare e tante cose da fare. Rivedere tutti gli amici, i parenti, la città, riassaporare tutti i cibi.
Le vacanze trascorrono in un soffio tra i pranzi e le cene, le tombole e le risate.

Ed ecco che siamo di nuovo a salutarci. La valigia è lì al suo fianco. “Cosa farai quando scadrà il tuo contratto a giugno? Torni a casa?”
Sto valutando proposte… forse verrò in Europa. Mamma sai, il mio lavoro mi porta lontano da casa, adesso ci divide un oceano, almeno in Europa saremo più vicine, potrai venirmi a trovare più spesso.”
Ci siamo giurate stavolta di non piangere e siamo state brave. Un forte abbraccio, solo mezza lacrimuccia.
Ciao bimba mia, ormai sei figlia del mondo, ma ho già riordinato la tua camera e messo sul letto il copriletto leggero, quello con i girasoli che ti piace tanto….

Mamma Gabry 

3 pensieri su “Ritorni e ripartenze

  1. Vorrei rispondere ad Evelina: credo le differenze tra un expat maschio o femmina non siano diverse tra il modo di essere figlio o figlia sotto lo stesso tetto, o anche tra figli dello stesso sesso ma con caratteri diversi. Quello che succede secondo me è che i rapporti con un figlio lontano si “ripuliscono” del superfluo, diventano più essenziali e veri, proprio a causa della distanza (che aiuta a tagliare residui di cordone ombelicale) e delle minori occasioni di vedersi.
    Il detto “lontano dagli occhi lontano dal cuore” non vale nel nostro caso. Mi ricordo quando anche io da giovane sono stata espatriata per due anni, in era pre internet, quando le lettere e rapide telefonate erano il solo modo di sentirsi: mio padre era sempre stato di poche parole con noi figli, ma le lunghe e belle lettere che ha scritto non me le sarei mai aspettata.

  2. Gabry, come ti capisco!!! A me, a volte, vien da piangere solo se guardo una foto…
    le lacrime, però, non le ho mai condivise con mio figlio. In fase di partenza lui è troppo contento di andar via. Io sono triste ma cerco di darmi un contegno e di essere ormai allenata.
    La differenza tra i nostri figli è che la tua ha messo il copriletto con i girasoli (bellissimo segno!), il mio lascia sempre il caos e dimentica anche un bel po’ di cose
    Emozioni? Sì Brunella, tante.
    E allora mi chiedo e vi chiedo: quali e quante sono le differenze tra un cervelloinfuga di genere maschile e uno di genere femminile?

  3. Arrivi e partenze e poi ancora arrivi e ancora partenze; tutto si puo’ dire delle mamme dei cervelli in fuga, tranne che vivano una vita priva di emozioni.

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