Sindrome da whatsapp

Lettera di mamma Paola

Nell’era della connessione perenne si sta diffondendo una nuovo tipo di nevrosi.

Può colpire qualsiasi fascia di popolazione e qualsiasi età ma si riscontra più frequentemente nella popolazione genitoriale, specie in coloro che hanno i figli lontano da casa. È più frequente nel sesso femminile e colpisce particolarmente le Mamme dei cervelli in fuga. La sua incidenza non è nota anche perché chi ne soffre di solito non ne fa parola con gli altri familiari e amici per una sorta di vergogna e per timore di derisione specie da parte dei figli, principale causa di tale sindrome.

La sua caratteristica è di iniziare dopo l’invio di un messaggio whatsapp se a questo non segue nel giro di pochi minuti (il tempo è variabile a seconda degli individui) il famoso doppio segno di spunta di colore azzurro. In tal caso la crisi ansiosa non si manifesta. Anche se la risposta non giunge tempestiva si sa che il destinatario ha letto il messaggio, verosimilmente sta bene e magari è impegnato in attività che non gli consentono di rispondere subito. La smartphone viene riposto con serenità in una borsetta o posato su un mobile mantenendo però l’orecchio attento all’arrivo di un beep.

Nel caso che il doppio segno di spunta rimanga grigio la sindrome insorge molto lentamente. Il fatto che il messaggio sia stato consegnato non crea subito ansia, è immaginabile che il cellulare sia stato lasciato lontano o sia silenziato e quindi si è fiduciosi che prima o poi verrà letto. Se ciò non avviene, dopo un po’ di ore si  inizia ad avvisare un lieve stato ansioso che aumenta col passare del tempo.

Ma la situazione più drammatica si verifica quando  il segno di spunta rimane uno solo, cioè il cellulare non è raggiungibile.  Allora si inizia a contare la differenza di fuso orario nel caso in cui il pargolo si trovi in paesi remoti..magari dorme già, magari dorme ancora…oppure, dopo aver escluso le ore notturne, si passano in rassegna tutte le ipotesi positive per sedare la propria ansia , sarà in una zona dove internet non prende, avrà il cellulare scarico, l’avrà lasciato da qualche parte, si sarà dimenticato di ricaricare la scheda.. Ma con il passare delle ore l’ansia cresce, diventa incontrollabile ed esplode con tutto il suo corteo sintomatologico:  tachicardia, senso di costrizione allo stomaco, crampi addominali, insonnia. Se la situazione perdura per più di 6-8 ore si passa all’ultimo stadio, quello in cui si manifestano visioni di sciagure tremende..e allora si comincia a navigare il web alla ricerca delle breaking news..terremoti, attentati, incidenti, stragi, omicidi… L’ansia si placa un poco nel non trovare riscontri di quanto temuto ma poi riprende..chi ne è colpito non riesce più a pensare ad altro, né ad attendere alle normali occupazioni giornaliere, controlla il telefono di continuo, in maniera compulsiva….fino a che ecco che arriva il beep: “Scusa mamma…” Un sospiro di sollievo, un sorriso..tutto passato… come il più potente dei sedativi!

Care Mamme di Cervelli in fuga, ebbene ho scherzato un po’ sulle nostre paranoie di mamme lontane, ho fatto un po’ di autoironia per sdrammatizzare l’ansia che ogni tanto provo in queste situazioni…   Mi conforterà molto sapere di essere in buona compagnia… quindi attendo di sapere, grazie, un saluto a tutte!

 

Paola

12 pensieri su “Sindrome da whatsapp

  1. Molto ironico e pertinente! Ma non vi è mai capitato il contrario? Non riuscire a rispondere subito e venire sgridata dall’expat…

  2. Cara Paola
    anche io ti confermo che nella tua descrizione ci siamo riconosciute davvero in tante…
    Almeno noi ci capiamo bene!
    un saluto a tutte le mamme con sindrome da whatsapp!

  3. Ciao Paola,
    condivido anch’io la nevrosi da sindrome di whattsapp 😉 e mi ritrovo in pieno nella tua lettera.
    Non sono molto social ma riconosco che è comodo avere la possibilità di sentire le figlie lontane …anche se questo significa vivere in perenne stato di “allerta messaggio”…un saluto a tutti.

  4. Ciao Paola,
    ti assicuro che sei in buona compagnia……..leggendo la tua lettera la condividevo talmente tanto che mi sembrava di averla scritta personalmente………riconosco di essere “WhatsApp-dipendente”.
    Un saluto

  5. Grazie di quello che hai scritto, almeno ci si rende conto di non essere le sole a sentirsi in questo modo! Io ho entrambi i figli lontani, il primo da 6 anni e con 9 ore di fuso orario, il secondo da 1 anno “solamente” e con solo un’ora di fuso orario… in questo modo gli episodi di ansia si spalmano praticamente su tutte le 24 ore :(

  6. Grazie del tuo racconto, mi ha fatto sorridere. Sai quando ho cominciato a “dominare” l’ansia da assenza di “segnali”? Quando insieme alle mie figlie lontane abbiamo smesso di usare Skype. Una vera tortura: la connessione, l’immagine che andava e veniva (parlo di alcuni anni fa), il senso di nausea che incalzava man mano che la voce si spezzettava. Insomma quell’angoscia ci ha bloccato. Ora usiamo WhatsApp, ma senza angoscia. penso che il tempo aiuti a mettersi in sintonia con gli strumenti e con le ossessioni. Grazie e buona giornata a tutti

      1. Cara Paola mi sono iscritta oggi in questo blog lo hanno pubblicizzato oggi in un servizio alla tele che parlava dei cervelli in fuga circa 125 mila per il 2016. Leggevo la tua lettera ridevo e dicevo a me stessa sono io non c’e’ dubbio, tutte le manifestazioni d’ansia descritte sono le mie. Il mio secondogenito di 22 anni e da circa un anno in Olanda e io ancora non mi sono abituata alla lontananza. Sono nonna del figlio piu’ grande che vive a Roma vicino a noi. Uso ancora WhatsApp
        con angoscia spero che il tempo mi aiuti a superare tutto quello che provo. Grazie buona serata a tutti

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