Sindrome del nido vuoto

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Le grandi pulizie

Prima di raccontare la mia personale sindrome del nido vuoto, vorrei rassicurare tutte le mamme e papà che, seppure noi genitori italiani siamo “figlioni” (se i ragazzi sono mammoni, allora noi siamo “figlioni”), riusciamo a conservare la sanità mentale.

Non così altri genitori, in altri paesi e culture, per esempio negli Stati Uniti. Lì ci sono esperti che sostengono che, sebbene sia stata “patologizzata” come un disturbo che richiede cure e trattamenti specialistici, la sindrome del nido vuoto non esista per niente: la sensazione di perdita associata all’ansia, quando un figlio va via di casa, è normale.

Ci sono, tuttavia, altri esperti pronti a fornire indicazioni terapeutiche che ruotano tutte intorno a: “Se tuo figlio ha preso il volo e tu ti senti depressa, rivolgiti al tuo medico o a uno specialista in malattie mentali”.

Io penso che il nostro blog sia molto più accogliente e divertente del lettino di Freud e che ciascuno di noi viva questa sindrome a modo suo.

A me, per esempio, si manifesta così.

La prima ad accorgersi che ho un attacco proprio acuto è la ragazza che mi aiuta in casa: quando di prima mattina arriva e trova finestre spalancate nelle stanze degli “expat”, ante degli armadi aperte e scaletto poggiato alla parete, capisce subito che non sarà una buona giornata né per me né per lei.

La giornata infatti sarà dedicata a pulizie radicali (compreso le librerie, perciò lo scaletto), aperture di armadi e cassetti (guarda cosa ha lasciato qui? L’avrà dimenticato dall’ultima volta che è passato da casa? Non potrebbe essere più utile lì? ora le mando una mail e le chiedo se vuole che glielo spedisca anzi no, con la scusa di questo golf che le piace tanto, aspetto che si faccia l’ora giusta e poi telefono).

E da ultimo, cambio delle lenzuola (intonse) perché … non si sa mai … potrebbe farci un’improvvisata!

Non datemi della povera illusa: a me è successo (una volta in 19 anni) e potrebbe accadere anche a voi, quindi cambiate le lenzuola spesso!

10 pensieri su “Sindrome del nido vuoto

  1. Tra pochi giorni la mia unica figlia partirà per andare a lavorare. Non avevo mai pensato che questa cosa potesse devastarmi tanto. Mi sento come se qualcuno mi risucchiasse l’anima, le lacrime scendono copiose senza freni… Io cerco di razionalizzare, mi dico abbiamo fatto un buon lavoro, é una ragazza splendida, intelligente, ben voluta con un bellissimo futuro. Eppure, io mi sento morire. Avrei voluto una casa dove costruire un piano sopra, tutto per lei e per la famiglia che creerà, così saremmo state sempre insieme. Invece si allontana di 2000km. Lo so, aereo, treno, macchina, Skype, WhatsApp… Ma non è la stessa cosa! Manca il suo profumo, la sua allegria, le discussioni, le risate, la complicità, i consigli, il caffè insieme… mi manchera’ l’anima. E sto malissimo.

    1. Ti capisco anche se la mia è solo andata a convivere con un uomo meraviglioso. Ma speravo di costruire il suo appartamento qui sopra il mio…era anche il suo sogno. Ora invece questa zona non le piace più…e io da 2 anni vado avanti a Xanax-terapia, uscire come una disperata che cerca pace….

  2. Non so se è sindrome da nido vuoto… io sono in un periodo veramente down. Il nido si è svuotato… ed io mi ritrovo con la vita che scorre veloce e mi ritrovo a lavorare mangiare e dormire. Arrivo a casa stravolta dal lavoro, preparo velocemente la cena, 2 parole con mio marito, divano, letto e la mattina si ricomincia… che senso ha tutto questo?

  3. A Mariagiulia, Evelina, Clio, Papera e Patrizia:
    sapete che una mamma (su Facebook) ci ha fatto notare la “sindrome della stanza vuota”?
    Che ne pensate?

  4. “Nido vuoto” o “Coperta corta” .. io ho scelto la seconda !

    Dalla sindrome del nido vuoto..alla sindrome della coperta corta :

    Primo attacco di sindrome da nido vuoto quando si è sposata la figlia , io preda della mia sindrome fino a quando realizzo la sua “sindrome da coperta corta”!
    Abituata ad una madre avvolgente, unico e totale punto di riferimento.. si sente “senza coperta” continua a rivolgersi a me per qualsivoglia..
    NO mi dico , deve “cambiare nido/coperta” ! L’accompagno nel percorso che, nel contempo, rappresenta la mia guarigione dalla sindrome del nido vuoto .
    Vederla infatti “ felicemente distaccata” dal mio nido e concentrata sul suo mi ha fatto capire che il mio non si era “svuotato” ma semplicemente “ aperto” per far sì che gli uccelli , diventati adulti, volassero a costruire altri nidi, tornando ogni tanto ad “annusare” antiche dolci arie . Dal nido originario si generano altri nidi ..l’amore , filo invisibile, li tiene uniti…e nell’ unione si realizza la pienezza di tutti i nidi !
    Secondo attacco quando l’altro figlio decide addirittura di espatriare, molla tutto e se ne va a Zanzibar .
    Qui, complice la distanza, è stata “tosta” ma , forte della prima esperienza, ho percepito anche qui una velata “sindrome da coperta corta” .. il passo era forte.. era lui che andava lontano … metteva una distanza enorme non solo con me ma con tutta la sua vita (sic affetti) in Italia …
    Non dovevo essere egoista e pensare alla mia solitudine .. l’uccello spiccava un volo lungo , il mio calore, il mio sostegno, la mia forza ( il tutto condito con una buona dose di allegria ! ) dovevano accompagnarlo affinchè superasse i momenti di freddo causati da una coperta corta ( sic lontana ), in attesa che costruisse anche lui il suo nuovo nido.

    Ecco ..io credo che anche i nostri figli abbiano la loro sindrome, non la manifestano, ma è viva e reale come la nostra .. spostare l’attenzione dalla mia sindrome alla loro mi ha aiutato e mi aiuta…

    E poi, passando dal serio al faceto, quando tornano a casa e finalmente li ho tutti per me… faccio, come tutte noi, di tutto di più, mille attenzioni e coccole , cucino,lavo, stiro, divento la loro ombra pronta a soddisfare tutti i desideri/necessità , insomma mi distruggo.. e alla fine .. quando vanno via..
    IO , FELICEMENTE DISTRUTTA DAL CAOS E DALLE FATICHE , assaporo ( o almeno ci provo) con rinnovata serenità il silenzio , l’ordine e la solitudine del mio nido .. LORO , DISPERATAMENTE SOFFOCATI DA TROPPE ATTENZIONI E TROPPO AMORE , assaporano ( e per fortuna ci riescono) con rinnovata energia la loro vita libera fuori dal nido al sole … senza ombra !!!

    Equilibri ristabiliti o pia illusione ? Ai posteri …alla prossima

    M.Giulia

  5. Certo che esiste la sindrome da nido vuoto. L’importante è superarla, viverla come una condizione in fondo “umana”. Tutti noi abbiamo lasciato i nidi. E poi (per incoraggiare tutte/i, chi ha scritto e chi ancora non lo ha fatto e prova queste sensazioni) di contralto sappiate che anche loro, i nostri cervelliinfuga e cuoridimamma (anche cuoripapà!), ricordano e hanno nostalgia del nido.
    Magari non lo dicono (certo non a noi), ma non spezzano i legami con famiglia e terra natia. Semplicemente sono presi dal costruirsi una professione, un’esistenza.
    Noi siamo le radici. La fronda è su in alto.
    Noi restiamo giù, saldamente immerse/i nella terra.
    Ma anche noi siamo state fronde. O no?

  6. Un mio professore di inglese, nato e vissuto in Virginia, diceva che quello che più amava dell’ Italia erano i legami che si mantenevano all’ interno di una famiglia anche quando i figli avevano lasciato casa e presa la propria strada; raccontava che sua madre aveva affittato la sua stanza subito dopo la sua partenza per il college e che questa specie di indifferenza verso i figli che vanno via è un caso più che comune negli Stati Uniti.
    Quando mio figlio riparte io sento una tristezza pari alla gioia provata per il suo arrivo; confesso però che dura solo un giorno o due, poi sono contenta di essere libera di riprendere la mia vita, anche perché so che la sua è produttiva e abbastanza felice.

  7. Cara Patrizia, sappiamo bene come ti senti, la malinconia che senti è un sentimento diffuso tra noi genitori di cervelli in fuga. Ecco il consiglio di Mamma Maria Giulia: “Sofferenza ? Solo nella fase iniziale: quando il magone mi prende, vi prende, alzate gli occhi al cielo, lì vedrete uno stuolo di frecce che solcano i cieli, i nostri figli che inseguono, come giusto, la loro felicità e realizzazione. E allora di che essere tristi ? Non è forse quello che più desideriamo , quello per cui abbiamo lottato? Io sono felice perchè lui è felice… l’amore è altruismo, libertà. Voler bene a qualcuno , diceva mio padre, è voler “IL BENE” dell’altro , metti l’articolo…mi incitava.. e ha funzionato !!”
    Puoi trovare l’intera lettera nella rubrica Cuore di Mamma http://www.mammedicervellinfuga.com/in-fuga-verso-la-felicita-da-salerno-a-zanzibar/

    Forza e coraggio, Patrizia!
    Ti abbraccio :)
    Clio

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