Un Paese che coltiva le sue menti più brillanti è un Paese che progredisce

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Care mamme di giovani italiane/i residenti all‘estero,

ho avuto il piacere di scoprire questo blog. Ed altrettanto piacevole è navigare e leggere le storie che raccontate. Quella di Beatrice, che attende le vacanze per rivedere i tre figli divisi tra Irlanda, Germania e Grecia. Quella di Libby, che sconfigge la nostalgia parlando con gli amici del figlio. O di Barbara, che si sente vuota dopo ogni partenza. O ancora dell’energica Angi, che ammette: “La loro è una vita ricca”.
Sono racconti che parlano di figli e nipoti lontani, del difficile compromesso tra la voglia di avere vicino i propri affetti e il desiderio di saperli realizzati, anche se distanti. Conosco bene la realtà che descrivete.
Io per prima ho lasciato i miei affetti e la mia terra – l’Emilia – per andare a vivere in Germania.  Inoltre sono io stessa mamma di una giovane donna, cittadina del mondo, anche lei sempre in viaggio da un paese all’altro per raccogliere esperienze di studio e praticantato. Inoltre giro costantemente l’Europa per essere vicino alle mie elettrici/elettori e incontro tante/i giovani eccellenze italiane che hanno scelto di trasferirsi. I cosiddetti ‘cervelli in fuga’.
Ma dietro questa definizione che sembra così astratta ci sono persone in carne ed ossa. Con esigenze reali. Quella di farsi una famiglia, ad esempio. O di poter tornare nel proprio Paese. Senza per questo dove rinunciare alla propria realizzazione professionale.
L’Italia ha nei suoi ragazzi all‘estero – infermieri, medici, ricercatori, pizzaioli, ingegneri, informatici, scienziati, banchieri, camerieri, operai – un patrimonio inestimabile. E quando una parte, di questo vero e proprio tesoro, decide di trasferirsi all’estero, l’Italia perde.
Perde in termini umani, perchè se ne vanno dei giovani che rappresenterebbero il futuro del Paese. Perde in termini economici, perché il frutto delle intelligenze di casa nostra andrà a beneficio di altri paesi. E perde come sistema Paese nel suo complesso. Perchè ha formato delle eccellenze e poi se le vede scappare.
Ecco perchè ritengo che chi parte, costretto dalle condizioni economiche o dalla mancanza di lavoro, debba avere la possibilità di tornare. E questo rientro deve poter avvenire in condizioni dignitose. Senza doverci rimettere in termini professionali.
Durante gli anni di Governo come Partito Democratico abbiamo introdotto una serie di misure finalizzate proprio a sostenere in maniera concreta chi decide di tornare. Lo abbiamo fatto attraverso diversi provvedimenti, primo fra tutti la legge Controesodo. Un provvedimento con cui abbiamo introdotto incentivi fiscali per quei lavoratori che scelgono di rientrare in Italia dopo un’esperienza di lavoro o di studio all’estero. Si tratta di sconti fiscali elevati, che durano quattro anni e permettono a chi rientra di rintegrarsi nel tessuto produttivo e professionale italiano.
Continuare a investire sul rientro dei giovani a mio parere è una strada utile per fermare l’esodo. E poi bisogna rendere il nostro Paese più attraente per le giovani generazioni. Bisogna creare opportunità di lavoro e di carriera professionale, dando spazio al merito e combattendo i nepotismi. Bisogna riconoscere titoli preferenziali a chi ha realizzato esperienze di studio e di lavoro all‘estero, premiando la conoscenza delle lingue.
E poi bisogna favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di famiglia, rendendo più facile avere bambini e coniugare la natalità con la carriera professionale di entrambi i genitori.
Avete ragione, care mamme, quando dite che le istituzioni sono lontane. E non è vero che il mondo degli italiani all’estero è di nicchia. È fatto non solo dei cosiddetti cervelli in fuga. Ma anche delle loro famiglie. Che sperano, come noi, di veder tornare in Italia, prima o poi, i propri figli.
Con i nostri Governi di centro sinistra abbiamo iniziato ad alzare il livello di attenzione sull’argomento. Un argomento che riguarda tutto il Paese. Perché un Paese che coltiva le sue menti più brillanti è un Paese che progredisce. E del progresso ne beneficiamo tutti.

Sen. Laura Garavini
Vicepresidente IV Comm. Difesa

3 pensieri su “Un Paese che coltiva le sue menti più brillanti è un Paese che progredisce

  1. Bellissime parole della Senatrice Garavini, ma…
    Ho un figlio di 38 anni da otto vive e lavora in Cina, si è sposato con una giovane ragazze cinese,
    la Cina non è l’Europa, nè gli States.
    La Cina è una realtà complessa, molto complessa per gli stranieri.
    Spero di trovare altre mamme con cui scambiare opinioni ed esperienze.

  2. Belle parole, alle quali deve seguire un’analisi articolata, fin’ora la politica ha brillato per la sua assordante assenza. I risultati sono i nostri ”cervellinfuga”.I nostri figli affrontano le mille difficoltà di una vita altrove per vedere riconosciute le loro capacita’, competenze, talenti, meriti di cui andare fieri e strumento per costruire il loro futuro. Se vanno altrove e’ semplicemente perché in Italia e’ venuto a mancare negli anni un reale investimento sui giovani e il loro futuro. La politica li ha abbandonati ed ha cosi’ ipotecato il futuro di un’intera nazione. Perche’ noi “mammedicervellinfuga” non chiediamo un incontro con il Presidente del Consiglio ???

  3. Carissime/i,
    i commenti pervenuti in risposta alla lettera della Sen. Laura Garavini ci convincono sempre più di quanto sia importante iniziare a dialogare con la Politica e con le Istituzioni sul problema delle migrazioni giovanili e sulle possibili soluzioni per dare ai nostri figli la concreta opportunità di scegliere: restare – partire – ritornare.
    È importante che questo dialogo parta da noi genitori di figli migranti attraverso le nostre idee, suggerimenti e “spunti per soluzioni” che vorremmo raccogliere e pubblicare sul sito.
    Faremo di tutto per sollecitare anche i contributi di tutti i rappresentanti della politica e delle istituzioni che hanno a cuore la fuga all’estero dei nostri ragazzi.
    Cerchiamo di essere sempre propositive/i e (sia pur faticosamente) ottimiste/i, con la convinzione che un po’ per volta le cose possiamo farle cambiare!

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