Un rapporto conflittuale

Lettera di mamma Maria Grazia

Ho 57 anni e due figlie: la più giovane ha iniziato l’Università a settembre a Bologna, la più vecchia ha 27 anni, una laurea in lingue e letteratura a Ca’ Foscari di Venezia e un Master in “Relazioni internazionali, progetti e sviluppo” conseguito in Svizzera.
Ha un lungo cv, iniziato con l’andare all’estero, in Francia, a 12 anni, in seconda media. Ne è rimasta così entusiasta che l’anno dopo è andata a Londra, sempre in estate e sempre a studiare.
E’ cominciato tutto così.
La facilità ad imparare le lingue straniere, i viaggi per studio prima, per lavoro poi, l’ingresso in un’agenzia ONU era il suo sogno: sempre determinata, decisa a seguire quella strada. Una gavetta in varie agenzie ONU con stipendi bassi se rapportati al caro vita svizzero. Finché è arrivato un vero lavoro: un anno in Giordania, esperienza bellissima in un paese meraviglioso. Adesso un contratto di lavoro con un ruolo più importante ad Hanoi in Vietnam sempre sotto la direzione ONU.
Una figlia che tanti vorrebbero, un piccolo genio che avrebbe potuto far grande il suo Paese ed invece se n’è andata. Figlia del mondo, versatile, adattabile ad ogni situazione, felice di conoscere nuove culture.
Tutto perfetto se non fosse che tutto questo l’ha cambiata profondamente.
Era mia figlia, mi sono privata di tante cose per darle la possibilità di frequentare le scuole migliori.
Noi non siamo ricchi, viviamo del nostro lavoro: io infermiera e mio marito artigiano abbiamo fatto di tutto e di più ed ora lo stiamo facendo per la sorella.
Ma oggi mi chiedo se ho sbagliato qualcosa: il mio rapporto con lei è molto conflittuale, non riusciamo più a capirci. Ogni volta che torna, dopo pochi giorni diventa irascibile, quasi non riuscisse più a vivere qui dove è nata e cresciuta. E iniziano le liti, soprattutto con me.
Sinceramente, sto meglio fisicamente e mentalmente quando è via, se so che sta bene e che è contenta. Ma, malgrado tutto, sono qui per dirvi di lasciare andare questi figli, acquisiscono esperienze nuove che li fanno crescere e li rendono responsabili, vivono il mondo che li circonda, imparano a stare con altri ragazzi di altre culture che non sono diversi dai nostri figli, hanno gli stessi sogni.
Non chiudeteli all’interno dei nostri confini per renderli nazionalisti e irrispettosi verso chi apparentemente appare diverso.
Se lo desiderano, perché non deve essere un obbligo, lasciategli vivere i loro sogni.
Tornano sempre a casa, questo è certo, come sono sempre stati o anche cambiati, ma tornano sempre.
M.Grazia

12 pensieri su “Un rapporto conflittuale

  1. Leggere la lettera di Maria Grazia suscita in me un sentimento di grande tenerezza ed, ovviamente, sento immediatamente grande empatia.
    Mia figlia vive fuori casa da più di cinque anni, ormai. Prima l’Università a Venezia, adesso il lavoro a Milano. E la scelta del corso di studi era già tutto un programma: lingue orientali, cinese.
    Anno durante il quale è stato vietato salutarci per come si era sempre fatto, pena “cedimenti” reciproci, con fiumi di lacrime di entrambe. Ci lasciavamo come se ci fossimo dovute rivedere qualche ora dopo ed invece sarebbero passati mesi. Interpretavamo ognuna la sua parte di donna forte e via. Sapevo che stava formandosi, che stava costruendo il suo futuro e le cose andavano per come dovevano andare.
    Io adesso mi do della madre snaturata perché l’ho lasciata da sola come se fosse la cosa più naturale del mondo. D’altro canto era lei che me lo chiedeva, cos’altro avrei potuto fare? A 21 anni se ne è andata per 10 mesi in Cina e li è passata di grado, da “soldato semplice a generale di Corpo d’Armata”. Severa, lucida, obiettiva nei rapporti, anche se emotiva quanto basta. Strategie di vita studiate e modulate per dare il massimo ed ottenerlo.
    Non voglio dilungarmi di più sui particolari della sua personalità, rischierei di finire per descrivere uno “scarrafone bellissimo a mamma sua” e può non interessare.
    Preferisco dare una chiave di lettura differente al suo comportamento, che presto è stato analogo a quello della figlia di Maria Grazia. Anche mia figlia ha stabilito e segnato dei confini che non mi è più dato superare. Anche mia figlia a volte ha dimostrato insofferenza verso la vita in famiglia. Anche lei a volte mi mette a posto in modi che a me sembrano troppo duri. Ma la spiegazione l’ho trovata nella considerazione che ho fatto prima. Sono io che le ho detto: va e cresci. E lei lo ha fatto come meglio ha saputo.
    Adesso so che quando la sento dura, quando sta per partire e sembra irrequieta, non è insofferenza o scarso amore nei confronti del suo mondo di origine. E’,molto più probabilmente, la difficoltà di questi ripetuti distacchi, che già sono stati precoci e che le fanno mettere in atto strategie (ricordate, Generale di Corpo d’Armata…) di autotutela e protezione che la proteggono da dispersioni inutili di forze.
    Invito Maria Grazia a guardare sua figlia ed i suoi comportamenti da questo punto di vista, non piuttosto come forme di durezza nei suoi confronti. Abbiamo insegnato loro ad essere donne forti, non possiamo chiedere loro di non esserlo sempre. La rabbia è piuttosto non aver avuto alternative da offrire nella loro terra. Questa è la vera ingiustizia: che noi e loro si debba rinunziare a vivere vicini, per come sarebbe bello fare.
    Poi tieni conto che è tutto inversamente proporzionale: loro crescono e diventano indipendenti, noi invecchiamo e diventiamo dipendendenti .
    Coraggio, quindi, …non sei sola!

  2. Caspita! Pensavo di essere l’unica…
    Ho mandato mia figlia all’università a Londra a 19 anni ed è successo proprio quello che descrivete voi.
    Avevamo un rapporto meraviglioso che ci invidiavano sia le altre mamme che le figlie. Ora mi struggo, mi sembra di averla persa. Non capisco perchè.
    Ho mandato a Londra anche il figlio minore ma lui è rimasto affettuoso e caro, si preoccupa per noi genitori che siamo rimasti in Italia da soli ed è riconoscente per tutto l’aiuto che gli diamo.
    Non c’entra nulla dire che i figli sono del mondo e non di nostra proprietà: li ho mandati io all’estero e sono ben felice che siano rimasti in quella meravigliosa città civile, inclusiva e piena di opportunità, ma quello che si desidera è un rapporto affettuoso, profondo e sincero.
    Si desidera essere amati.
    Forse le ragazze sono un po’ egocentriche ed egoiste???
    Sono vicina a tutte voi!

  3. Cara Maria Grazia, viviamo la stessa situazione da tre anni ormai. Nostra figlia, determinatissima ad andare a studiare in Olanda, quando torna a casa è irriconoscibile: nervosa, irrequieta e distante.
    In realtà, semplicemente credo che la vita lontana ormai dalla sua famiglia e dai suoi vecchi amici, l’abbia cambiata. Mi immedesimo in lei e immagino che subirei lo stesso sconvolgimento. Ci aspettiamo di ritrovare il cucciolo che era (perché ammettiamolo, noi siamo rimasti a quel momento) affettuosa e cara, ma abbiamo di fronte una persona adulta in lotta per il proprio futuro. È inevitabile ! Un abbraccio.

  4. Care mamme, vivo le stesse difficoltà con mia figlia Sara. Finché lavorava a Bruxelles ci vedevamo, in serenità, ogni due mesi circa. Da due anni ha cambiato lavoro ed è letteralmente in giro per il mondo, si sposta ogni due mesi da uno stato all altro e, quando è in Europa, vado a trovarla. Ciò succede solo due volte l’anno e le aspettative di accoglienza sono sempre deluse. Mi dice che quando la raggiungo le creo stress perché deve ricavare, dagli impegni lavorativi, tempo da dedicarmi. Capisco che è molto presa dal lavoro che le piace molto, ha soddisfazione e gratificazione ma io lo vivo come un rifiuto. Lascio che viva la sua vita in attesa di un riavvicinamento (affettivo). Grazie

  5. Cara Maria Grazia, anche mia figlia vive all’estero ormai da 10 anni, prima a Parigi e ora in Germania. È sempre stata una ragazza straordinaria e bravissima a scuola. Se ne è andata a 23 anni, Erasmus, dottorato di ricerca ecc. Grandi soddisfazioni per lei e anche per noi. La sua mente così brillante ci riempie di orgoglio ma il vivere all’estero l’ha profondamente cambiata, l’ha fatta crescere molto, è diventata una cittadina del mondo anche perché è assieme ad un ragazzo tedesco.
    I conflitti tra noi ci sono: quando viene in Italia litighiamo spesso, a volte devo stare attenta alle parole che dico, lo stesso vale se vado io da lei… ma il nostro rapporto, nonostante la diversità, è forte e ci siamo l’una per l’altra.
    Siamo orgogliosi di lei e della splendida donna che è diventata.

  6. Carissime,
    anche io penso che il conflitto lo abbiano con loro stesse.
    Una bella carriera, una bella famiglia, una bella casa ma sempre lontano dalla loro famiglia di origine e dal loro paese. Abbiamo legami molto forti noi italiani, non siamo come i popoli anglosassoni, c’è poco da discutere…
    Un grande abbraccio a tutte

    Laura

    1. Già scritto 2 anni fa: ho lasciato andare la figlia a Londra, quasi per caso. Adesso mi ritrovo una ragazza tranquilla, soddisfatta e felice ed il nostro rapporto fra genitori e figlia addirittura migliorato.
      Mi spiace per la signora ma i figli sono del mondo non sono di nostra proprietà.
      Un abbraccio.

  7. Sono una tua omonima e anch’io ho un rapporto conflittuale con la mia prima figlia eppure avevamo un rapporto molto bello ci capivamo al volo, adesso spesso devo stare attenta a ciò che dico, a come lo dico.
    A volte mi dico che le ho rese troppo indipendenti ma sono la mia vita.

  8. Cara Maria Grazia, come ti capisco. Vivo la stessa esperienza con mia figlia.
    Abbiamo fatto tanti sacrifici per farla studiare e lei ha sempre ricambiato non deludendoci mai e primeggiando in ogni campo in cui si è cimentata.
    L’abbiamo sempre appoggiata, anche quando non condividevamo le sue scelte, l’abbiamo sostenuta in ogni difficoltà che ha incontrato, facendo sacrifici enormi. Abbiamo sempre vissuto con un solo stipendio, quindi puoi immaginare i sacrifici, ma lo abbiamo fatto sempre senza rinfacciare nulla, nè a lei, nè al fratello.
    Poi, all’improvviso, ci ha comunicato la sua decisione: sposarsi ed trasferirsi in Germania con il marito. Vive lì ormai da otto anni, lavorano entrambi in Svizzera, hanno due bimbi, hanno comperato di recente una bella casa. Vivono bene e sembrano felici, anche se lavorano tanto, e sono sempre soli.
    Il mio rapporto con mia figlia, all’inizio del trasferimento era idilliaco, stavamo ore e ore collegate via Skype, mi fermavo ore e ore davanti allo schermo pur di farle compagnia, visto che era sola e lei all’inizio non lavorava e il marito era fuori tutto il giorno. Trascuravo tutto e tutti per stare con lei, poi sono iniziati i voli avanti ed indietro, per la nascita della prima nipotina, per il trasloco, ecc.
    Poi pian piano tutto è cambiato, non si fa sentire per giorni, scrive due righe in chat di risposta ai messaggi.
    Il patatrac tre anni fa quando sono stata da lei per la nascita del secondo nipotino. Quando ero lì l’ho vista insofferente alla mia presenza, ogni cosa che dicevo o facevo non andava bene, è arriva a dirmi di andare via.
    Eppure sono persona molto discreta, non mi impiccio se non richiesto. Il mio rapporto con lei era bellissimo, parlavamo per ore, ridevamo insieme, ci confidavamo ogni cosa. Ma adesso non la riconosco più. E mi chiedo dove ho sbagliato.
    Forse avrei dovuto insistere di più a farla restare qui, in Italia, magari si sarebbe dovuta accontentare di guadagnare meno, lei e il marito, ma almeno avrebbero chi li vuole bene e li ama vicini, pronti ad aiutarli e sostenerli. A permettergli di staccare la spina ogni tanto dagli oneri della vita familiare. Avrebbero chi può alleviare il carico familiare. Invece ormai mi pare che si siano abituati a fare da soli, a non rendere conto a nessuno se non a loro stessi. I miei nipoti stanno crescendo senza il conforto dei nonni e degli zii, soli, senza potersi confrontare con altre persone che li vogliono bene, che possono trasmettere aspetti della vita diversi dal punto di vista dei genitori.
    Io mi pento di non aver fatto nulla per trattenerli qui.
    Mi direte puoi andare tu, puoi stare vicino via PC, i mezzi oggi ci sono. Verissimo, ma se si hanno pochi mezzi economici, non puoi prendere il primo volo, o aspettare che ci sia un offerta a buon prezzo, perchè il buon prezzo per te è comunque caro.
    Insomma, ormai le cose sono andate così, ma mi spiace molto e soffro nel silenzio del mio cuore, perchè tutto questo non lo dico a mia figlia e lo tengo nel segreto del mio cuore, ma so che anche lei in fondo non è felice. Si lavora, ha una bella casa, dei figli, si è realizzata insieme al marito, ma a quale prezzo! Scusate lo sfogo

    1. Mi spiace per la tua situazione, anch’io come te come tutte voi avevo un buon rapporto con mia figlia ma è cambiato tutto. Ci sto male, ma non lo dico a nessuno. Ho fatto sedute da una psicologa per capire meglio dove io o lei sbagliavamo, mi ha dato dei consigli su come comportarmi ma siamo lo stesso distanti, non la riconosco più. È come se fosse un’altra persona, un’estranea. Ricordo i tempi belli quando andavo a prenderla a scuola e stavamo insieme a pranzo e a volte a fare shopping, quando andavamo al cinema o farci un giro in città, quante volte sono andata a Ginevra e poi a Zurigo a trovarla.
      L’ottobre scorso sono andata in Giordania è stata una vacanza indimenticabile e lei nel suo mondo era serena, felice ma quando torna a casa si trasforma, non la riconosco più.
      Mi si spezza il cuore ma non posso farci niente. Mi rincuora il fatto che per lei ho fatto tutto quanto era possibile fare anche quando non ero d’accordo e su qesto mi sento la coscienza a posto anche se lei spesso mi urla addosso che per lei non ho fatto niente.

      1. Cara Maria Grazia, per i figli si fa tanto anche i miracoli. Si accetta anche di essere messi da parte, soffrendo nel profondo del cuore. Io spero solo che i miei figli siano felici, quando con mio marito abbiamo deciso di mettere su famiglia e di avere dei figli, ci siamo ripromessi che staremmo stati sempre uniti, sempre vicini per sostenerci gli uni con gli altri. Ed invece ci ritroviamo con una figlia, un genero che sentiamo come un figlio, e due nipotini lontani chilometri di chilometri e questa distanza sembra incolmabile. Spero solo che mia figlia pian piano comprenda, visto che anche lei è madre, il dolore che stiamo vivendo tutti sulla nostra pelle. Ti auguro che anche per te e per tua figlia ci sia presto un riavvicinamento almeno affettivo.
        Ti abbraccio

  9. Cara Maria Grazia , quello che scrivi corrisponde perfettamente alla realtà. Se il tuo rapporto con tua figlia è conflittuale non devi sentirti in colpa: sono normali i litigi e le incomprensioni, tua figlia il conflitto non lo ha con te ma con se stessa perché combattuta tra gli affetti che lascia ogni volta e la nuova sua vita all’estero!! Un abbraccio. Antonella

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