Una mamma vintage e un ragazzo che “rinasce” in Olanda

Lettera di mamma Paola

Sono una mamma vintage di un cervello in fuga: Edoardo 20 anni, quarta liceo negli USA, ora Amsterdam per frequentare l’Università.
Ha provato ad iscriversi alla Statale di Milano, Filosofia, ma non riusciva a farsela propria: ambiente, professori … tutto polveroso, sue parole, e poco stimolante. L’ultimo giorno delle vacanze di Natale, lancia la bomba: vorrebbe trasferirsi ad Amsterdam perchè in quella Università c’è un corso in inglese molto interessante, “Filosofia economica applicata alla politica” … cosa?
Io e mio marito ci guardiamo. Edoardo è entusiasta, felice, lo vedo rinato. Iniziano i preparativi e poi arriva il giorno della partenza: 27 febbraio, Malpensa ora 18.40.
Noi la sua famiglia e i suoi amici. Lacrime tante e tanti in bocca al lupo.
Sono per la seconda volta straziata, per la seconda volta lo devo salutare, per la seconda volta dovrò vivere senza le sue battute, dovrò lottare contro le lacrime, dovrò stare attaccata al cellulare e a Skyg24 per carpire ogni notizia .
Ma è la sua vita, mi dico, mi dico e mi ripeto. Poi mi dico di nuovo e ripeto per milioni di volte.
Ma ho un asso nella mia manica: bagnata di lacrime, il 14 di marzo partiremo per raggiungerlo per il suo compleanno. 12 ore di macchina, 4 giorni bellissimi e altre 12 ora di macchina con l’angoscia di non sapere quando lo rivedrò.
Tornati a casa, le nonne vogliono sapere ogni cosa. Racconto, faccio vedere le fotografie di te e della tua casa, dell’università, del palazzo dove lavorerai in attesa di sapere se ti hanno preso all’Università.

Vederti mi ha tranquillizzato … Poi l’attentato a Utrecht, 50 km da dove abiti, mi getta nel terrore, ci sentiamo e mi dici di stare tranquilla.
Ti sento felice perchè hai trovato anche un lavoretto per il sabato e la domenica. Hai aperto il tuo conto corrente e hai fatto il nuovo abbonamento per internet.
Poi oggi arriva il messaggio “mamma ti posso chiamare, non mi sento molto bene …”
Lo chiamo e sento la sua voce rotta dal pianto. Il mio bambino, lo rivedo che torna da scuola con la febbre e tra le lacrime mi chiede le coccole.
Ora cosa faccio? Lui ha bisogno di me, parliamo, cerco di capire cosa ha, qualche linea di febbre, si sente solo, non capisce se ha fatto la scelta giusta.
Il mio cuore si incrina, allora messaggi vocali di parole, raccomandazioni. Poi finalmente un messaggio con scritto “mamma sto un pochino meglio”.
E io come sto? Devastata, preoccupata e anche leggermente arrabbiata con lui, perchè non sei rimasto qui?
Poi mi faccio un bel caffè, scopro il vostro sito e inizio a scrivere, che nei momenti difficili è sempre stato la mia camomilla, il mio salvavita.E poi il mio lavoro.
E poi anche se non vi conosco so che mi capirete, so che non giudicherete e so che virtualmente mi abbraccerete .
Grazie di cuore da una mamma disperata ma orgogliosa di questo ragazzo alto alto e magro magro che ha trovato la forza di mettersi in gioco a 19 anni.
In bocca la lupo a tutte voi e ai vostri ragazzi o ragazze che per aprire il cassetto dei sogni sono dovuti/e scappare.

Paola

17 pensieri su “Una mamma vintage e un ragazzo che “rinasce” in Olanda

  1. Mio figlio di 20 anni partirà ad agosto. Lavorerà per 12 mesi negi Stati Uniti, esattamente a Orlando in Florida. Tramite i vostri post cerco di capire cosa mi accadrà, quali stati d’animo dovrò affrontare… Al momento sembro una invasata che passa da momenti di pianto isterico al pensiero del distacco, a momenti in cui lo guardo e sono felice perchè lo vedo cosi soddisfatto, emozionato e impaziente di partire. La mia paura più grande l’ho letta nel tuo post. E se dovesse chiamarmi perchè sta male, o è triste… come farò a raggiungerlo cosi lontano…

  2. Condivido le speranze e le preoccupazioni di questa mamma.
    Anche mio figlio, 8 anni fa, ha voluto completare i suoi studi in Olanda.
    Dopo una laurea triennale al Politecnico di Milano, un master in Design Industriale ad Utrecht.
    Da qui, sono iniziati i primi internship, poi contratti a tempo determinato, infine il tempo indeterminato sempre in Olanda, ad Amsterdam.
    Nonostante stia svolgendo il lavoro per cui ha studiato, in uno studio prestigioso, comincia a sentire nostalgia di casa e, forse, vedendo noi genitori invecchiare, vorrebbe essere qui, forse mitizza la vita in Italia, essendone lontano da tanto tempo, non so… Ci vediamo spesso, il volo è breve da Malpensa, basta un week-end e, da quando sono in pensione, talvolta mi fermo a lungo da lui: ora può permettersi una casa più grande, con una stanza x gli ospiti. Io sono come divisa in due: da un lato, sarei felice di averlo qui, come suo fratello che vive e lavora a Milano, dall’altro ho paura di questo momento ( momento?? ) economico e politico che l’Italia sta attraversando. Non vorrei facesse scelte di cui potrebbe a breve pentirsi, ma è la sua vita: io posso solo consigliarlo..
    Ad ogni colloquio di lavoro qui in Italia, la risposta è sempre la stessa: lei è troppo qualificato, non possiamo garantirle le stesse condizioni di cui gode in Olanda…
    A questa mamma dico: la cosa più importante è che suo figlio sia felice, che faccia le sue scelte sentendosi comunque supportato dalla famiglia.
    La qualità della vita in Olanda è alta anche se, in questo momento, non è facile viverci da italiano: anche lì ci sono pregiudizi e atteggiamenti nazionalistici.
    Suo figlio trarrà da questa esperienza un bagaglio importante, comunque, per il suo futuro qualunque esso sia.
    Tenga duro, i frutti non tarderanno ad arrivare !!

  3. Così facile capirti! Camminiamo nelle stesse scarpe! Quelle larghe e comode delle mamme con i figli lontani! Pronte a fare km se loro hanno bisogno di noi!

  4. Hai saputo dare voce a tutto ciò che sto provando e ho provato! Io un figlio andato a Londra a 28 anni e una figlia che dopo un anno a soli 19 anche lei partita all’improvviso lavoro casa e poi università. Si tanto orgoglio ma anche tanto struggimento nascosto nel cuore e ranche rabbia verso questo paese che non da’ prospettive e speranze ai nostri giovani. Un grande abbraccio virtuale

  5. Come ti capisco… le tue lacrime, le tue gioie sono anche le mie; sentimenti condivisibili. Io da 5 anni sto soffrendo questa distanza e quando posso vado da mio figlio, ma dietro a tanta gioia c’è altrettanta sofferenza. Mi domando se e’ questa la strada giusta.

    1. Me lo sono chiesta spesso anche io , e la risposta è stata solo quella di supportarlo , aiutarlo e stargli vicino il più possibile. Cosa altro possiamo fare? Un abbraccio.

  6. Cara Paola, capisco benissimo come ci si sente: sono nove anni, quasi dieci oramai, ed è come fosse partito ieri. Per me il tempo si è fermato. Per fortuna c’è questo sito ed ho la possibilità di non sentirmi mai sola.
    Grazie a chi ha avuto questa stupenda iniziativa!

  7. Ti capisco benissimo e voglio essere un po’ la tua camomilla. Anche mio figlio quando sta male mi chiama e io mi rattrappisco: non lo dico altrimenti il super uomo potrebbe non farlo sapere ed e’peggio. Lo chiamo, lo richiamo e lo tranquillizzo gestendo da lontano termometro, tachipirina e minestrina. E’tutto molto difficile ma ce la dobbiamo fare. Ah dimenticavo, una volta presa dall’ansia ho preso un aereo e sono andata…

  8. Anche il mio,come il tuo, è partito per Londra a 19anni. Sono passati nove anni e ancora ricordo il cuore gonfio quando l’ho salutato in aeroporto. Da allora non è piu rientrato e di cuori gonfi, di cuori che escono dal corpo dalla voglia che hai di abbracciarlo, di cuori che si fermano quando leggi su WhatsApp la frase: ti posso chiamare?
    Ne sono passati tanti, la mia vita ormai si divide tra arrivi, partenze, telefonate, telegiornali, previsioni del tempo,e dico grazie all esistenza di Whatzappche che negli ultimi anni mi ha migliorato la vita, anche se ho una sorta di odio-amore per le videochiamate, perché lo vedo, lo scruto e guai se leggo un’ombra di tristezza nei suoi occhi! Devastante! Però devi anche pensare che sono straordinari i nostri figli, sono coraggiosi e ce la fanno da soli, sempre.
    Certo, devono sapere di avere qui dei genitori che ci sono sempre,per qualsiasi cosa.
    Coraggio, siamo in tante!

    1. Mamme grazie veramente di cuore a tutte, mi avete commosso e sono sinceramente contenta di avervi conosciuto, anche se solo virtualmente. Facciamo coraggio. Namastè .

    2. Sono assolutamente straordinari e anche noi mamme non siamo da meno. Anche io quando lo vedo da Skype sembro una del Ris ad analizzare ogni singola parola o gesto o espressione per capire se sta veramente bene oppure no. Un abbraccio grande.

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