Lettera di Zia Enza
Il mio viaggio da zia di un cervello in fuga è iniziato alla “Totò e Peppino”, siamo partite da Napoli con due valigie piene di cibi italiani, eh sì, perchè il “bambino” (27 anni!) mica può mangiare sempre cibo spazzatura?
In volo suggerisco a mia sorella: “Mi raccomando, non essere la solita madre invadente e maniaca della pulizia! E’ casa sua ed è abbastanza grande da sistemarsi le sue cose!”.
Appena arrivate a casa, meno 3, 2, 1 : “Oh! Ma quanto disordine in questo armadio!”.
E lì inizia a sistemare tutti i vestiti in modo maniacale. Piccola spesa al supermercato (il grosso era già nelle nostre due valigie), corre in cucina a preparare piatti di pasta con polpette. Appena terminato, eccola che pulisce cucina, bagno e camera da letto.
Per la notte ho preferito che dormissero nella stessa stanza, madre e figlio. Io mi sono accucciata sul divano in salotto, che in una casa mista di 5 ragazzi giovani, tutti di nazionalità diverse, con gatto incluso, per me è stato un po’ imbarazzante. Per fortuna, avevo la compagnia del micio.
Nei giorni seguenti, shopping e passeggiate, risate e mille raccomandazioni, poi un salto sul luogo di lavoro di mio nipote. Il classico fast food, che lì a Londra, però, gli permette di guadagnare più che in Italia, e con una rapida crescita professionale. Tutto questo in nemmeno un anno e mentre studia ancora inglese!
Poi, inevitabilmente arriva il giorno della partenza, la luce di felicità negli occhi di mia sorella si spegne, dando spazio al magone e alle lacrime. E anche ora, per me che scrivo e rivivo le emozioni di quei giorni.
Il mio viaggio da zia di cervello in fuga è terminato. Sono stata spettatrice dell’emozione di una madre lontana dal figlio. Che poi è anche mia sorella! E allora giù di lacrime. Ma quanto siete insopportabilmente amabili!
Infine, penso a mio nipote, a ciò che sta riuscendo a costruire in un Paese straniero che gli permette di trovare un equilibrio con se stesso.
Allora sono la zia più felice del mondo.
Zia Enza