Numeri 2017

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Nella nostra community si torna a parlare di numeri.

I dati e le statistiche relative al 2017 raccontano che:

  • sono 114 mila i cittadini italiani che hanno trasferito la residenza all’estero nel 2017 e tra questi il 42% (48.600) ha tra 18 e 34 anni. Molti autori evidenziano che il dato è sottostimato perché solo un italiano su due si registra all’AIRE, quindi sarebbero almeno il doppio;
  • la maggioranza degli espatriati sceglie come paese di destinazione Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Brasile, Stati Uniti;
  • dall’inizio del programma Erasmus (1987) ad oggi, gli studenti universitari complessivamente coinvolti a livello europeo hanno superato i 4 milioni. L’Italia ha contribuito per il 10%, posizionandosi tra i quattro principali paesi per numero di giovani in partenza per esperienze di studio verso destinazioni europee (dopo Spagna, Germania e Francia);
  • riguardo al tirocinio all’estero, l’Italia ha raggiunto il terzo posto in Europa dopo Francia e Germania;
  • se guardiamo all’interno dell’Italia, nel 2015-16 Puglia e Sicilia hanno perso 6 mila studenti “guadagnati” da Lazio, Emilia e Lombardia e in totale il 24% delle immatricolazioni (in valori assoluti 25 mila persone) ogni anno si sposta da Sud verso Nord;
  • l’Italia si colloca al di sotto della media OCSE per ciò che riguarda la percentuale di cittadini nati in Italia ma residenti all’estero: Irlanda =17,5% – Gran Bretagna =6,8% – Germania = 4,5% – Italia= 4,3%.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Secondo l’ultimo dossier dell’Istat:

  • “quattro giovani disoccupati su 10, soprattutto laureati, sarebbero disponibili a trasferire per motivi di lavoro la loro residenza. Tale disponibilità è minima tra i giovanissimi e massima tra i 25-29enni, poi nella successiva classe, quella dei 30-34enni, si riduce significativamente; probabilmente anche a causa dei maggiori vincoli familiari che subentrano all’aumentare dell’età;
  • la disponibilità a trasferirsi è maggiore tra i giovani uomini rispetto alle coetanee (oltre 15 punti percentuali);
  • la disponibilità alla mobilità territoriale a fini lavorativi cresce al crescere del titolo di studio conseguito, sono disposti a trasferirsi circa 6 laureati disoccupati su 10. Tra questi ultimi è molto più elevata anche la disponibilità a trasferirsi all’estero: tre su 10.”

Inoltre, si delineano “almeno due diversi profili motivazionali alla mobilità: uno più legato alla necessità di soddisfare l’esigenza primaria di trovare un lavoro e l’altro maggiormente legato all’aspirazione di trovare un lavoro più coerente con le competenze acquisite nei percorsi formativi.”

Cosa dobbiamo ricordare sempre:

– “cervelli in fuga” sono tutti i nostri ragazzi e le nostre ragazze all’estero o lontani da casa, non importa quale sia il loro livello d’istruzione, la loro occupazione o il motivo per cui sono lontani;

– noi, le mamme e le famiglie, siamo privilegiate perché, nel mondo dell’emigrazione contemporanea, le storie nostre e quelle dei nostri figli possono essere segnate dalla malinconia ma non dalla tragedia.

Fonti:

Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo, 2017 (elaborazioni su dati AIRE)

http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/societa/nuove_abitudini/2017/07/05/studenti-italiani-erasmus-e-boom-40_5a2ae3a3-fc5e-42ee-8fb9-5eec1a44c40a.html)

http://www.corriere.it/video-articoli/2017/10/27/liceali-laureati-lasciano-sud-societa-resta-senza-ricambio/60b7da34-bb20-11e7-8ef5-94a13146dc45.shtml

OCSE 2015

Istat dossier: I giovani nel mercato del lavoro, 2016

45 pensieri su “Numeri 2017

  1. Buongiorno Colomba , anche mia figlia si trova a Londra e mi farebbe piacere se lei potesse contattarmi . È ingegnere sta studiando per il phd. Avrei bisogno delle informazioni. Grazie .
    Liliana 3333811670

  2. Spazio prezioso per genitori che hanno messo al centro la formazione e l’autonomia dei figli facendo sacrifici e rinunciando anche ad averli vicini pur di vederli realizzati e con un futuro assicurato.
    Il costo psicologico è devastante e condividere fa sentire meno soli.

  3. Mia figlia partita nel 2006 a 18 anni per studiare all’ universita’ a Boston. Ora ha 31 anni, e’ sposata con un ragazzo inglese (che ha conosciuto a Boston nel 2006) e vive e lavora a Londra
    Mio figlio, ugualmente, e’ partito a 18 anni, nel 2010, per frequentare l’universita’ a Boston. Ora ha 28 anni e vive e lavora a Washngton DC
    Mio marito ora pensionato vive a Boston e non vuole tornare in Italia
    Da agosto 2016 sono pensionata e vivo tra Roma e Boston e talvolta vado a trovare i miei 2 figli

  4. Sono con voi! Due ragazzi all’estero da 10 anni, Francia e Inghilterra al momento. Tanto orgoglio… ma anche momenti di sconforto e tristezza. Non è facile soprattutto adesso che il mio compagno sta male seriamente…
    Sono contenta di unirmi a voi, solo chi vive sulla pelle certe condizioni può comprendere. A preso

  5. Ho scoperto questa mattina l’esistenza di questo blog in una intervista fatta ad alcune mamme ad Uno Mattina, proprio il primo giorno in cui il mio primogenito è arrivato a Madison Wisconsin

  6. Salve sono mamma di un cervello in fuga dal lontano 2004. Mia figlia vive a Londra: una laurea e un master, si è sposata da qualche mese con un giovane inglese. Figlia unica, abbiamo sempre sperato nel suo ritorno, ora siamo consapevoli che non lo farà. Cosa farebbero in Sardegna? Vengono a trovarci 3-4 volte l’anno e per le vacanze estive.
    Ho scoperto questa pagina leggendo Repubblica
    Saluti

  7. Salve a tutti
    Anche io faccio parte di questa “famiglia ” , mio figlio designer, dopo la laurea e successiva specializzazione conseguite con massima valutazione, ha tentato invano di rimanere in questo strano paese; quindi partito per New York a perfezionare la terza lingua ha trovato una felice collocazione lavorativa nel campo per cui aveva studiato con passione, nel centro di Manhattan ed è lì da circa otto anni.
    Io sinceramente non so se esserne felice o no, di certo dopo essermi, io, trasferita dal sud al centro Italia per lavoro, mi ritrovo a non aver ancora superato questo ulteriore distacco o meglio non accetto che il mio paese abbia costretto un brillante ragazzo a cercare il lavoro per cui aveva studiato con passione fuori da esso. Grazie Italia

  8. Mi sono appena iscritta al blog. Sono madre di una laureata appena trasferita a Londra dopo due anni trascorsi a Parigi.Vorrebbe rientrare in patria,ma la situazione lavorativa ancora non lo consente. Ho trascorso momenti di grande ansia a causa degli attentati che da anni funestano la nostra Europa, ma sono fiera della determinazione da lei dimostrata. Ora vi chiedo aiuto per trovare una soluzione economica per i miei soggiorni londinesi.Come fare? Grazie dell’aiuto e del sostegno morale

  9. ciao mamme, anch’io sono una mamma di cervelli in fuga. Entrambi vivono e studiano all’estero:
    il grande sta completando un Master in economia a Princeton e la piccola è al primo anno di università (giornalismo) a Cardiff. La prima volta che sono partiti giovanissimi (tutte e due hanno, in anni diversi, frequentato il quarto anno di liceo all’estero) mi sono sentita come svuotata, i primi giorni sono stati tremendi, soprattutto quando è partita la femmina: suo fratello era già all’estero e la casa mi è sembrata improvvisamente vuota e sconosciuta, ma… nonostante la fatica di superare i primi momenti mi sono reinventata. Mi mancano molto, in certi momenti quasi dolorosamente, ma l’impegno che mettono nel costruire il loro futuro, la consapevolezza e l’autonomia che già dimostrano nelle scelte che fanno lontano da me, oltre ai tanti riconoscimenti che già gli sono stati tributati, mi riempiono di orgoglio, e mi fanno ricacciare indietro le lacrime che qualche volta mi riempiono gli occhi. A presto

    1. Buon pomeriggio a tutti. Sono in preda ad un’angoscia incomunicabile, gli occhi pieni di lacrime, cerco di reprimermi per non infastidire parenti ed amici.
      Due dei miei figli sono fuori per lavoro, entrambi ingegneri: uno e’ a Dublino, il grande, l’altro a Modena,il piccolo, Daniele. E’venuto a trascorrere a casa il ponte del due giugno e mi ha comunicato che, quasi sicuramente tra non molto, si trasferira’ a Bristol ma che l’obiettivo finale e’ lavorare a New York. Mi ha anche riferito che il fratello grande sta facendo dei colloqui per andare a lavorare in America.
      Mi e’ crollato il mondo addosso! Non so che fare, che pensare, che sperare. Mi ripeto che sono grandi e devono vivere la loro vita, che si devono realizzare, che,in fin dei conti, ho trascorso la vita da mamma a prepararli a questo, che devono seguire la loro strada. Mi sembrano, pero, parole vuote che non esprimono quel che sento.
      Un grande, grandissimo dolore,con un’oppressione al petto ed una profonda nostalgia dei tempi che furono. E mi chiedo se non sono stata un fallimento come madre, se l’obiettivo di fare carriera e piu’ soldi sorpassa il valore della famiglia che, per me, e’ sacro.
      Ho letto alcuni articoli, scritti da altri genitori e vi chiedo se questa e’ una condanna a vita o se l’angoscia piano piano scomparira’ restituendoci alla vita.
      Scusatemi, non voglio rattristare alcuno ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. E penso che solo chi vive la stessa situazione puo’ capire fino in fondo. Grazie per l’attenzione. Se qualcuno di voi che ha gia’ superato lo chock iniziale mi volesse rispondere gliene sarei grata.

      1. Cara Anna, non devi disperarti: hai cresciuto ed educato due figli stupendi e devi essere orgogliosa di loro e fiera di te stessa.
        Siamo in tante ad avere i figli lontani e lontanissimi (Stati Uniti, Australia, Sud Est Asiatico) e capisco lo shock che provi nel passare da una “vicina” Irlanda agli Stati Uniti.
        Vedrai che, poco alla volta, supererai questo shock e ti adatterai alle nuove e necessarie abitudini, a partire dalla differenza di fuso orario.
        Immagino che i tuoi figli siano abbastanza adulti, quindi ti suggerisco di chiedere anche a loro un piccolo aiuto responsabile (una telefonata in piu’ nei primi mesi, una loro foto, una foto dei posti che frequentano). E poi ci siamo noi tutte mamme di cervelli in fuga con cui puoi sfogarti senza problemi!

    2. Giusto…..orgoglio e lacrime….gioia soddisfazione e pero’una gran malinconia….due figli ingegneri fuori dalla loro citta’ lontani da noi….da tanto… soli verso la vita…..e noi…che racimoliamo qualcosa del loro vissuto attraverso I loro racconti..e ne facciamo tesoro illudendoci di condividere la loro quotidianita’….non torneranno qui….non avrebbero cio’che hanno trovato altrove

  10. sono nonna di un ragazzo che fa l’università in Cina. Potete dirmi se le tasse universitarie sono detraibili? il commercialista mi ha detto di no, però a me sembra assurdo.
    L’Italia esporta ragazzi capaci, volenterosi e coraggiosi e non si rende conto del danno che sta provocando alla Nazione. Grazie per avere creato questo blog.

    1. A me è stato detto che è detraibile soltanto il corrispettivo che avresti pagato per un corso analogo in Italia…

  11. Salve a tutti sono Rina,mi sono appena iscritta perchè ho una figlia che si è trasferita per lavoro a Londra soltanto 21 giorni fa, che a me sembrano un eternità, nonostante mi avesse abituata alla sua assenza visto che ha collezionato ben 3 erasmus in Germania . Questa volta è diverso, so che non c’è una data di rientro e che dopo un percorso di studio che mi rende orgogliosa di lei è arrivato il momento di lasciarla andare e di darle una possibilità per cambiare il suo destino. Ha terminato brillantemente il liceo classico e poi anche se avrebbe voluto scegliere una laurea ad indirizzo umanistico ha deciso di buttarsi in una facoltà di mediazione linguistica perchè la conoscenza delle lingue avrebbe potuto aprirle piu’ porte nel mondo del lavoro, poi ha proseguito con una specialistica in economia internazionale in lingua inglese, ed ora a quasi 25 anni stà per laurearsi sia in Italia che in Germania. Sono veramente fiera perchè è brillante ed ha coronato il mio sogno .Mi manca tantissimo anche se come dice lei ho altri due figli a casa, ma il solo pensiero che non sarò con lei quando gioirà o quando piangerà come sto facendo ora io , mi scatena delle emozioni contrastanti.
    Sono felice di avervi incontrato e spero possiate darmi qualche consiglio sulle scelte da fare per la previdenza e assistenza visto che siamo all’oscuro della normativa inglese sull’assistenza sanitaria nazionale. Perchè la prima preoccupazione di ogni mamma e che i propri figli abbiano assicurata l’assistenza sanitaria in caso di necessità visto che noi siamo lontane . Le altre preoccupazioni non sono secondarie ma riguardano l’avvenire professionale e personale che sicuramente mi auguro portino tanta felicità e serenità a mia figlia come pure a tutti i giovani che hanno dovuto abbandonare il loro paese in cerca di un futuro ma che porteranno a noi mamme stati d’animo contrastanti. Vi ringrazio perchè già rendervi partecipi delle mie ansie mi ha fatto star meglio. Grazie

  12. Salve a tutte. Sono Colomba, ho appena saputo di questo blog ed ho subito pensato di partecipare. Siamo tutte accomunate dalla consapevolezza di perdere la quotidianità con i nostri figli. È una cosa che manca molto. Ho mia figlia a Londra da tre anni. Lavora lì è avvocato. Cerchiamo di vederci il più possibile. Rispetto ogni sua scelta anche se mi manca molto.

  13. Mamma di due ragazzi.
    Lui laurea in informatica e poi fisica computazionale, due anni e mezzo al CERN di Ginevra e poi è voluto tornare in Italia, perchè avava nostalgia di casa. Ha trovato un buon lavoro qua, ma assolutamente demotivante. Si è licenziato ed ora è a Londra
    Lei, laurea e specialistica in fisica applicata; dopo un Erasmus a Nottingham ha fatto la specialistica a Bologna ed ora fa un dottorato retribuito dignitosamente ( 1100 euro netti) in Italia, ma il suo futuro non sarà qui, lo so già.
    Quando se ne sono andati per la prima volta, tutti e due, io sono stata davvero male, ora mi sto abituando, ma è uno strazio. Mi fa piacere avervi trovate e…..non parlate tanto male dei professori, non sono tutti uguali: molti dei mie alunni mi scrivono e mi cercano su facebook. Sono in pensione, ho tempo per rispondere a tutti, ai mei figli ed ai miei ragazzi di un tempo, miei alunni, i più bravi dei quali sono all’estero.

  14. Mi unisco al coro di genitori che hanno messo le ali ai propri figli…io l’ho lasciato andar via a soli 18 anni per affrontare da solo un’università in Belgio, un college americano, con la paura e la gioia nel cuore. E sono felice ogni volta che salgo su un aereo per raggiungerlo ed ogni volta le emozioni mi spaccano il cuore.

  15. Che meraviglia questo blog. Anche mia figlia partirá per fare l’università in UK. Questo spazio ci farà sentire meno soli. A presto

  16. Cara Redazione complimenti! Aprire questo blog è stata un’idea meravigliosa! Si tratta di aver centrato in pieno una reale esigenza, quella dei genitori che restano a casa tagliati in due tra la felicità di avere figli intraprendenti e il dolore di doverli salutare troppo presto. Si tratta di genitori particolari che magari lesinano su spese inutili e investono tutti i risparmi nello studio dei figli. Si tratta di genitori che hanno molto da raccontare e piuttosto che lamentarsi cercano di essere proattivi lasciando che i figli escano dal nido per andare dove maggiori sono le opportunità! Questi genitori meritano sicuramente uno spazio dedicato!
    Sarà una bella sorpresa per mia figlia leggere la mia lettera su questo blog.

    Grazie ancora

  17. Anche io sono felice di avere incontrato tutte voi e tutti i vostri figli
    Anche io mi sento meno sola e solitaria leggendo le vostre storie.
    Siamo tante, forza mamme di cervelli in fuga!

  18. Ciao mamme ! Sono una di voi. Tre anni fa quando il mio unico figlio parti per studio per 6 mesi in Spagna e poi un anno negli USA, mi sentivo unica al mondo, nel bene e nel male. Mi sarebbe stato di conforto incontrarvi. Ma ora ci siete e mio figlio é di nuovo ripartito per gli USA , questa volta per esperienza lavoro. Grazie per questo spazio ! Vi seguirò

  19. Per me l’esperienza è appena iniziata, sono trenta giorni che mia figlia si è trasferita a Londra. Eleonora, dopo la laurea triennale Design degli Interni al Politecnico di Milano, non ha voluto proseguire la magistrale…parole sue…mamma qui sto perdendo solo tempo. Aveva ben chiaro ciò che voleva fare, seguire il suo talento il 3D. Dopo tre anni di esperienza lavorativa in un’azienda del settore vicina a casa, ha deciso di accettare un’offerta di lavoro a Londra che le permetteva di migliorare la sua professionalità nel 3D e con un buon contratto in mano è partita. Ha fatto tutto da sola, pazientemente tassello dopo tassello, ha lavorato affinché questo avvenisse. Sono molto orgogliosa di averla come figlia, la sua gioia mi fa sentire bene, il suo entusiasmo è contagioso, il suo coraggio ed intraprendenza rafforza anche me. Affinché lei starà bene, anche se a chilometri di distanza, io sarò serena.

    1. Complimenti Antonella ! Tua figlia sta sviluppando il proprio talento nella più importante città del mondo…La tua serenità testimonia la qualità delle scelte fatte dalla ragazze ed anche da te…Ciao.

  20. Buongiorno, mi chiamo Denise, sono Toscana , e come molti qui ho una figlia di 29 anni che vive a Monaco di Baviera , facendo L architetto.. ho visto questo blog e mi è piaciuto subito! Vi seguirò per sentire le vostre mille voci e spero di far sentire anche la mia !

  21. Ciao, mia figlia è via col marito da 9 anni, prima Lussemburgo, poi Singapore. Sono tutti e due laureati Bocconi, hanno due bambini e il terzo in arrivo. Geniale l’idea di questo blog, sono contentissima di incontrare altre mamme con le mie esigenze e problemi! Saluti a tutte!

  22. Salve a tutti. Ho appena scoperto questo “luogo d’incontro”e mi piace..sono mamma di una ragazza di 24 anni, in fuga, per causa di forza maggiore…
    Stalking… ma avremo modo di parlarne…per intanto sono contenta di essermi iscritta…buonasera a tutti

  23. Ciao a tutte!
    Anch’io mamma di un’ingegnera in fuga a Copenhagen. Vive là già da otto anni, ne aveva solo 23 quando è partita per la prima volta.
    Io e mio marito insistiamo con la secondogenita perché faccia la stessa “esperieza” che per la prima, in verità, si è poi trasformata in scelta definitiva di non rientrare…
    Quante cose da condividere… grazie per l’opportunità.

    1. Care mamme ero molto fiera di aver un figlio che è cresciuto felice alla scuola americana e poi ha finito gli ultimi tre anni nella più prestigiosa scuola di Milano per essere sicuro di essere ben preparato e poi laurea alla Bocconi . Poi è arrivato un posto di lavoro in Svizzera e poi ….Florida , partito quando la moglie aspettava un bambino ( nata la’ )e poi una seconda . Quanto piangere fatto pure piena di orgoglio per la sua bravura nel lavoro e coraggio nell’afffrontare una famiglia da soli senza appoggio alcuno . Io andavo 2 volte l’anno e loro venivano una .
      La tristezza grandissima di poter vedere crescere le bambine e l’invidia benevola per tutte le nonne che vedevo passare con i nipotini per mano .
      Sono passati 10 anni da allora . Due anni fa si sono trasferiti a Chicago e da un anno a Londra . Direte ” ma che bello sono più vicini !” Non cambia molto perché la cosa più triste è che in Italia non torneranno più ed io invecchio con una parte di cuore lacerata seppure piena di orgoglio ….
      Nicoletta

      1. Le tue ultime parole mi hanno spronato a risponderti perché provo le medesime sensazioni. Da 5 anni mio figlio (35 anni) vive e lavora in Australia (assieme alla sua fidanzata) dopo un precedente percorso in altri luoghi nel mondo. All’inizio non avrei mai pensato che ciò sarebbe diventato definitivo ma ora ne sono quasi certa. Che dire? Voglio apparire serena e felice per loro, ma è molto dura perché, comunque, una sensazione di “tristezza” interiore si fa spesso sentire. E poi c’è l’età che avanza….

  24. Salve, ho appena scoperto il blog e mi sono immediatamente iscritta. Mia figlia, alla quale alla fine delle medie la professoressa di italiano, dall’alto della sua competenza, le aveva consigliato di fare una scuola professionale perché non portata allo studio, decise invece di fare il liceo scientifico. Riuscì così ad ottenere il diploma di maturità e si iscrisse poi alla facoltà di biologia. Quel triennio volò via con tanti riconoscimenti e soddisfazioni e alla fine si laureò con 110 e lode. Anche la specialistica fu breve ed anche in tale occasione ottenne un bel 110 e lode. Cercò lavoro in questo paese ma nulla le venne offerto ed allora, anziché farsi sfruttare con un dottorato rigorosamente senza borsa di studio, decise di iscriversi in ingegneria chimica. Si laureò dopo altri quattro anni e tentò ancora una ricerca di lavoro. Nulla da fare in Italia…per lei non c’era posto. L’unico modo per riuscire ad “esistere” fu quello di cercare all’estero ed è così che vinse un dottorato con borsa di studio in Scozia, presso la prestigiosa università di St .Andrews. All’estero quindi era riuscita ad ottenere un riconoscimento che nel nostro corrotto e marcio paese, non aveva mai ottenuto. Non ha ancora terminato il dottorato ma già, grazie alle sue molteplici qualifiche, che in Italia invece rappresentano un vero e proprio handicap, è stata selezionata, chiamata ed assunta presso una importante multinazionale americana con filiale a Londra. Ad aprile terminerà il dottorato “scozzese” e già da ora lavora, guadagna e si mantiene, felice e soddisfatta in una delle città più importanti del mondo, alla faccia dei politici, degli insegnanti e della classe dirigente italiana che alimenta la assurda burocrazia solamente per facilitare le proprie esigenze ed i propri ebeti figli . Per i nostri figli, in Italia non c’è posto e se non hanno la forza di fuggire via da questo disastro, rimangono inevitabilmente tritati, trascinando anche noi genitori nel baratro. Ohh!!! Mi sono sfogata !!

    1. Ciao Gisella, condivido appieno il tuo commento. Anche mia figlia vive a Londra, sta ancora studiando. La sua è stata una vera e propria fuga da un ambiente provinciale e spento! Le sue capacità , come quelle dei suoi compagni di Liceo, erano disconosciute, i ragazzi erano avviliti e demotivati da insegnanti frustrati e spesso impreparati ma ….molto pieni di sè! Nell’università londinese ha trovato una perfetta organizzazione e soprattutto la disponibilità e la volontà di far sì che gli studenti raggiungano i loro obbiettivi. Ha trovato rispetto e riconoscimento e ha ritrovato fiducia. E’ molto soddisfatta ed io con lei.
      Un caro saluto a tutte!

      1. Cara Lilli, sii fiera di avere una figlia come la tua e sii fiera di essere la mamma che sei. Hai fatto benissimo ad alimentare la fuga della ragazza che, stanne certa, ti ripagherà in termini di soddisfazioni. Ringraziamo il cielo di essere riusciti, come genitori, a “costruire” figlie internazionalizzate…

      2. Concordo!
        Mia figlia frequenta due università e mi ha stupito raccontando che presso la prima (SOAS) può studiare in Biblioteca fino alla mezzanotte e presso la seconda (King’s College) può studiare all night long – non chiude mai!
        Non vi sembra pazzesco pensando alle nostre biblioteche universitarie?

    2. Sono il padre di un ragazzo che ha avuto la stessa trafila e attualmente è in Giappone. Due lauree in informatica con il massimo dei voti, mesi di lavoro in nero mal retribuito e con promesse di assunzione, alcuni mesi di illusione con un assegno da 400 € dato come mancia da uno Stato che non è in grado di difendere i propri cittadini che forse darebbero qualche speranza a questa nazione. Dopo vari collocqui per far valere il proprio sacrificio e la tenacia messa per ottenere un buon risultato negli studi, si è convinto che qui da noi non serve essere preparati e quindi come tanti è andato via. Nel corso degli anni ha imparato da solo il Giapponese (attratto dal loro modo di vivere) e tramite colloqui via skype ha ottenuto un contratto con una multinazionale ed attualmete è a Tokio. Ho conosciuto questo blog solo oggi leggendo un articolo sul Fatto Quotidiano .

  25. Buonasera, vi ho appena scoperto e ne sono contenta perché è un argomento davvero importante che.. ‘impone’ ..una certa discreta alleanza.. Desidero seguirvi e mi iscrivo qui sotto per continuare a leggervi. Grazie.

  26. Salve, sono anch’io una mamma con figlia all’estero (Berlino) Sono molto contenta di questo blog che ci dà l’opportunità di scambiarci opinioni e soprattutto consigli e anche la solidarietà nell’affrontare i vari problemi che possono sorgere.
    Anche per me è un piacere conoscervi

    rosalee

  27. Mi piace questo spazio. Ci faremo compagnia raccontandoci esperienze ed emozioni. Mai avrei pensato fino a tre anni fa che avrei fatto parte del gruppo di mamme che hanno figli lontani. Non così presto, non repentinamente come è successo. Piacere di conoscervi. A presto

  28. Care mamme di cervelli in fuga,
    Sposata, senza figli, pensavo che il vostro Blog fosse quanto di più remoto dal mio vissuto. ..
    E invece non vedo l’ora di vedere i vostri articoli, partecipare empaticamente ad un tira e molla di orgoglio e nostalgia, aprire una finestra su città che non conosco! E finalmente un po’ di ironia,vivaddio!
    Siete già diventati un’abitudine piacevole , e vi farò conoscere ai miei amici, genitori di cervelli in fuga e no!
    A presto
    Iaia

    1. Ho scoperto ora questa pagina ed è meravigliosa. Sono mamma di una ragazza ingegnere in Congo. Leggerò con piacere, mi sentirò capita.

      1. Caspita !! In Congo !! Ed io che pensavo di essere stata forte…complimenti Daniela e congratulazioni per la figlia che hai…

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