Il cacciatore di borse

Lettera di mamma Libby

Finché sono i cervelli in fuga c’è la speranza che tornino, ma se è in fuga anche il cuore, questa si allontana inevitabilmente.
Nostro figlio è partito per l’Erasmus, doveva essere di sei mesi e sono diventati nove, poi si sa le spagnole sono belle e affascinanti (una in particolare!) e allora borsa dopo borsa di studio è rimasto otto anni.
Finito il progetto con l’Università, finito il grande amore, il nostro cacciatore di borse si è rimesso in pista. Quando ha detto “potrei andare anche in Australia” pensavamo fosse solo una reazione alla grande delusione amorosa. Invece c’è andato davvero perché ha vinto una borsa di studio triennale, con cui finirà il dottorato di ricerca in una prestigiosa università australiana.
Adesso, come si poteva prevedere, ha trovato un nuovo amore e noi ne siamo molto contenti; dopo un anno e mezzo di vita in appartamento condiviso con persone delle più svariate provenienze, ha la sua casa e non è più solo.
Certo che non osiamo chiedergli cosa farà l’anno prossimo quando finirà la borsa di studio! Se prima ci sembravano tanti i duemila km che ci dividevano, immaginatevi ora che ce ne sono ventimila!
È tanto lontano che fino adesso per vederci abbiamo sfruttato i congressi a cui ha partecipato, tanto difficilmente sono più lontani di così, e noi lo raggiungiamo. L’anno scorso ci è andata di lusso, ci siamo trovati a Firenze! In agosto, dopo un anno, lo rivedremo in Portogallo. La voglia di rivederlo ci potrebbe far girare il mondo!

Leggere il vostro blog mi ha consolato, mi è servito, e ora vi scrivo della mia esperienza per trovare altre mamme di cervelli lontani come il mio.
Scrivervi poi, mi serve per vincere quella nostalgia che mi prende e mi fa sperare, uscendo di casa, di incontrare qualcuno (amici suoi, miei, conoscenti) per poter parlare di lui e sentirmelo vicino.
Non voglio finire malinconicamente, mi sembra ingiusto nei confronti delle tribolazioni dei vecchi e nuovi migranti. I nostri figli stanno bene e sono felici!

Libby

3 pensieri su “Il cacciatore di borse

  1. Due figli, uno in USA a 8 ore di fuso (da 3 anni) e una in Inghilterra da 12 anni.
    Spesso desidero che il mondo si rimpicciolisca come il pianeta del piccolo principe per poter andare di qua e di là con un salto…
    E poi, come è capitato a mamma Libby, ci sono gli amori dei figli, nel mio caso con persone di altre lingue e culture diverse: capita anche a voi di trovarvi coi vostri expat e i relativi/e coniugi/fidanzati e dover parlare inglese (o qualsiasi altra lingua)?
    Poi ci si abitua , l’inglese un po’ migliora ed è bello confrontarsi con altri modi di essere. E le radici vengono sostituite da legami più fluidi ma non meno intensi.
    Un abbraccio a tutte le mamme e papà e nonne volanti.

  2. Ciao eccomi qui anche io figlia in Australia, non la vedo da quasi un anno, forse riuscirò ad andare a Natale… eppure ogni volta che la penso all’Università, ogni volta che la sento stanca ma realizzata nel suo lavoro e nel suo desiderio di continuare gli studi facendo un Ph.D, possibilità che le è stata negata qui e che invece è riuscita ad ottenere soltanto con il suo valore e saperla a ventimila Km da casa… che ti devo dire… sono felice!
    Sono felice e orgogliosa che lei e il marito, un altro splendido ragazzo italiano che in Australia ha già trovato lavoro, possano semplicemente vivere la loro vita: una casa, gli amici, il lavoro… e sono grata ad un paese che comunque ha dato loro quel futuro che in Italia non avrebbero avuto. Dispiace pensarlo, dispiace scriverlo, ma purtroppo è così. In bocca al lupo per il tuo figliolo!!!!

  3. Quattro figli su quattro fusi diversi. È già detto tutto… Inizialmente partono per un’esperienza di studio (i miei al quarto anno delle superiori) poi da cosa nasce cosa
    Per la maggiore c’è stato il matrimonio e due bimbe negli USA, a Los Angeles.
    Attualmente siamo a L.A. a fare i nonni. Poi tra un mese in South Carolina per dieci giorni dall’altra figlia da quattro anni studente con una borsa di studio. E per quest’anno fine dei miei giri.
    Mia mamma (ultra ottantenne) e la mia quarta figlia andranno a Londra tra qualche giorno a trovare il figlio (numero due) che ha un contratto lavorativo in una banca per 10 settimane. Poi chissà. Da noi in Italia c’è il contratto a tempo indeterminato e si spera che duri per sempre ma all’estero se si lavora bene si resta, altrimenti licenziamento (lavorano tantissimo) ma è più facile cambiare lavoro.
    E così l’estate passa in vacanza dai figli sparsi qua e là.
    Loro sono contenti e soddisfatti e noi accettiamo. La loro felicità deve essere anche la nostra.

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