Lettera di mamma Valeria
Così per sorridere un po’ tra il vero e il faceto…
Nell’era della connessione perenne si sta diffondendo un nuovo tipo di nevrosi.Può colpire qualsiasi fascia di popolazione e qualsiasi età ma si riscontra più frequentemente nella popolazione genitoriale, specie in coloro che hanno i figli lontano da casa. È più frequente nel sesso femminile e colpisce particolarmente le Mamme dei cervelli in fuga. La sua incidenza non è nota anche perché chi ne soffre di solito non ne fa parola con gli altri familiari e amici per una sorta di vergogna e per timore di derisione specie da parte dei figli, principale causa di tale sindrome.
La sua caratteristica è di iniziare dopo l’invio di un messaggio whatsapp se a questo non segue nel giro di pochi minuti (il tempo è variabile a seconda degli individui) il famoso doppio segno di spunta di colore azzurro.
Se appare il doppio segno di spunta di colore azzurro ma non vi è risposta tempestiva si sa che il destinatario ha letto il messaggio, verosimilmente sta bene e magari è impegnato in attività che non gli consentono di rispondere subito. Lo smartphone viene riposto con serenità in una borsetta o posato su un mobile però l’orecchio è sempre attento all’arrivo di un beep.
Nel caso che il doppio segno di spunta rimanga grigio la sindrome insorge molto lentamente. Il fatto che il messaggio sia stato consegnato non crea subito ansia, è immaginabile che il cellulare sia stato lasciato lontano o sia silenziato e quindi si è fiduciosi che prima o poi verrà letto. Se ciò non avviene, dopo un po’ di ore si inizia ad avvisare un lieve stato ansioso che aumenta col passare del tempo.
Ma la situazione più drammatica si verifica quando il segno di spunta rimane uno solo, cioè il cellulare non è raggiungibile. Allora si inizia a contare la differenza di fuso orario nel caso in cui il pargolo si trovi in paesi remoti..magari dorme già, magari dorme ancora…oppure, dopo aver escluso le ore notturne, si passano in rassegna tutte le ipotesi positive per sedare la propria ansia , sarà in una zona dove internet non prende, avrà il cellulare scarico, l’avrà lasciato da qualche parte, si sarà dimenticato di ricaricare la scheda.. Ma con il passare delle ore l’ansia cresce, diventa incontrollabile ed esplode con tutto il suo corteo sintomatologico: tachicardia, senso di costrizione allo stomaco, crampi addominali, diarrea,insonnia. Se la situazione perdura per più di 6-8 ore si passa all’ultimo stadio, quello in cui si manifestano visioni di sciagure tremende..e allora si comincia a navigare il web alla ricerca delle breaking news..terremoti, attentati, incidenti, stragi, omicidi… L’ansia si placa un poco nel non trovare riscontri di quanto temuto ma poi riprende..chi ne è colpito non riesce più a pensare ad altro, né ad attendere alle normali occupazioni giornaliere, controlla il telefono di continuo, in maniera compulsiva….fino a che ecco che arriva il beep: “Scusa mamma…” Un sospiro di sollievo, un sorriso…tutto passato… come il più potente dei sedativi! Ma com’è dura…..
A volte si aspetta anche giorni, per poi sentirsi dire: “Ti avevo detto che sarei andato a…” e la mia risposta: “Avevo dimenticato…”
In tali circostanze, non ragiono proprio…
Concordo pienamente. Non siamo aiutate comunque dalle continue notizie di sciagure di cui siamo bombardate ogni giorno dalla stampa. Mio figlio vive in UK, non sapete che battaglia ho dovuto sostenere per fargli ripristinare il virgolettato, alla fine ho vinto forse perché ha temuto che lo tempestassi di telefonate!
Quando è caduto l’aereo in Etiopia ho pensato a mia figlia che frequenta quelle linee (è in Repubblica democratica del Congo) e ho cominciato a pensare come contattarla senza sentirmi la sfilza di rimproveri per la mia ansia. Ho fatto la gnorri e ho buttato là una domanda generica la cui risposta mi ha confermato che non era coinvolta. Poi penso a mio nonno che è rimasto per più di 20 anni senza notizie del figlio (viveva da clandestino negli USA)…