Strappi dolorosi

Lettera di mamma Adele

Sono Adele, mamma di un cervello in fuga nonché nonna di un neonato di un mese e mezzo.

La famigliola vive a Roma, mentre io vivo a Palermo.

Abbiamo vissuto con mio figlio l’emozione della nascita del nipotino… non ci sono parole !

Dopo pochi giorni siamo tornati a Palermo con un magone indicibile…

Mio figlio è fuori di casa dal 2005: dopo aver ottenuto una laurea in Farmacia con il massimo dei voti, ha partecipato alla selezione per un master a Roma; naturalmente è stato scelto e pagato 800 euro al mese per un anno.

E così siamo al primo strappo, grande sofferenza per me ma avevo con lui un bel rapporto.

E’ stato l’inizio di un girotondo di lavori che lo portava sempre a migliorare il suo reddito ma mai un ritorno se non per qualche weekend.

Ora mio figlio ha deciso di lasciare l’italia per andare in Spagna con  tutta la famiglia e capirete il mio dolore nel poter vedere il nipotino attraverso il telefonino  o pc.

Questi strappi sono troppo dolorosi per me perchè anche mia figlia è andata via di casa, vive con un compagno ma è riuscita a trovare un discreto lavoro. Purtroppo con lei non ho un rapporto che si possa definire tale.

Spero di superare questo dolore, so che c’è di peggio, so che non sono sola e vorrei solidarietà.

 

Adele

9 pensieri su “Strappi dolorosi

  1. Cara Adele come ti capisco! Anche io ho due figli all ‘ estero. Il maschio negli Stati Uniti da 11 anni , la femmina a Londra da due. Loro vengono in Italia un paio di volte l anno. Mio marito ed io una volta all anno negli USA e qualche volta di Più a Londra. Ma i viaggi costano… Quando sono triste penso che è un’ ingiustizia non poter vedere crescere il mio nipotino americano e abbracciare i miei figli. Ma poi penso che non sarei più contenta se fossero rimasti in Italia senza poter esprimere tutte le loro potenzialità. Certo provo rabbia nel pensare che altrove sono stati accolti e sono state riconosciute le loro capacità , mentre in Italia no.

  2. E’ vero, non ci si abitua mai, anzi! Mi sto rendendo conto che quando io e mio marito andiamo a trovare nostra figlia e la sua famiglia in New Mexico sento uno “strappo” al momento dei saluti, ma sono proiettata verso casa, voglio indossare la maglietta che ho comprato, cucire un patchwork con le stoffe che ho stipato in valigia … insomma ce la faccio.
    Ma se vengono i ragazzi da noi, la partenza è un dramma. Mi rimane dentro un vuoto assoluto che fa male, mi capita di piangere come una fontana se ritrovo una calza spaiata che hanno dimenticato … Ci metto almeno un mese a ripigliarmi eppure qui ho altri due figli, mio marito, amici, un lavoro!

  3. Cara mamma Adele, un abbraccio. Ha ragione, quando sono lontani, sono lontani: il numero dei km conta poco! Però in Europa, con lo stesso fuso o con poca differenza, è più semplice parlarsi senza dover avere due orologi. Ed è più semplice anche spostarsi, meno costoso. Si consoli pensando a questo e usando, come penso facciamo tutte, tanta tecnologia! Un abbraccio con solidarietà e orgoglio per i nostri figli, Renzina.

  4. Un abbraccio solidale ad Adele. È molto triste non poter vedere crescere i propri nipotini, soprattutto quando sono piccolissimi ed ogni giorno é una scoperta. Se a questo poi si aggiunge l’inevitabile allontanarsi anche dei figli che hanno le loro vite, così lontane, così diverse. I miei ragazzi sono lontani da più di dieci anni uno in Spagna e l’altra a Berlino e non credo torneranno più.

    1. Anche i miei non torneranno più. Sono in Spagna da ormai dieci anni. Sono fortunata perché hanno un bel lavoro e due compagni meravigliosi ma entrambi spagnoli e la loro vita è lì. Sono fortunata perché stanno nella stessa città e, quando vado a trovarli rifacciamo la famiglia. Sono fortunata perché sono felici, ma quando ritorno a casa o quando loro ritornano a casa loro, devo fare appello a tutte le mie risorse per vincere il “magone”.

  5. Poco importa se vivono in Italia o Estero, si soffre lo stesso. I miei hanno lasciato gli studi (sigh sigh…) universitari per cercare di entrare giovani nel mondo del lavoro scegliendo come destinazione uno la Toscana e l’altra Londra. Non ci si abitua mai alla mancanza ma c’è una cosa che mi dà coraggio ed è la speranza che abbiano la possibilità di una vita migliore.
    Un abbraccio forte forte a tutte.

  6. Come vi capisco… Mio figli da 5 anni fuori casa, prima la specialistica a Parigi poi il lavoro a Dublino, a Londra e attualmente a Lussemburgo… Non so x quanto tempo ancora. Lo vedo una volta al mese per una decina di giorni e quando torno ho tanto magone però lui é contento e realizzato ed io sono contenta x lui…

  7. Ti capisco benissimo cara Adele. Io ho due figli, Valentina vive da 8 anni a Parigi, se n’è andata a 23 anni, Erasmus, Dottorato di ricerca e poi lavoro. Marco è in Inghilterra per un dottorato di ricerca. L’orgoglio è tanto, ma il vuoto che hanno lasciato é incolmabile. Vengono in Italia per brevi periodi durante le festività, quando possiamo andiamo noi a trovarli, ma poi ognuno ritorna alle proprie vite e le loro sono lontane, troppo….
    Un abbraccio
    Alessandra

  8. Forza mamma Adele… “i figli fanno parte di noi ma non nostri”…bella frase vero?
    Io me lo ripeto continuamente ma purtroppo con poca convinzione.
    Mia figlia maggiore vive a Londra da quattro anni ed è mamma da due mesi di una splendida bambina… puoi immaginare la mia malinconia… Ti abbraccio e sentiamoci orgogliose di questi figli così coraggiosi ed è per questo che li amiamo ancora di più

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