Ragazza alla pari in Nuova Zelanda

Lettera di Happy, dalla Nuova Zelanda

 All’estero mi chiamano Happy e la mia storia inizia da un paesino nel vicentino dove gli abusi nel nucleo famigliare sono una cosa normale e dove tu femmina non hai vita facile.
Il mio problema: sono stata allevata da una mamma pro-sindacati e da un papà pro-emancipazione femminile.
Il paesotto non era per me: dopo il diploma socio-sanitario conseguito in città, sono scappata in Nuova Zelanda.
La Nuova Zelanda è stata una delle prime nazioni a dare il diritto al voto alle donne e “fa paura” quanto la donna conti in questa nazione.
I miei “piccoli” problemi erano la lingua e l’essermi affidata ad un’agenzia che, anziche’ aiutarmi, voleva portarmi in Tribunale per via una semplice domanda che avevo posto loro.
Dopo innumerevoli ricerche, decido di pagare €300 ad un’agenzia che doveva aiutarmi a trovare una famiglia in NZ disposta ad assumermi come ragazza alla pari.
Ovviamente l’agenzia non aveva avvisato che non spiaccicavo una parola in inglese così nel giro di 2 mesi mi sballottolano tra due famiglie.
Tu Tata, ¨tu straniera¨, tu avrai sempre torto: ma se le famiglie sono schizzate e tu non riesci a gestire i bimbi, tu sarai sempre il capo espiatorio.
Dopo un mese ho iniziato a capire un po’ la lingua ma non riuscivo a comunicare adeguatamente così ho scelto di studiare inglese nella capitale: cercavo di studiare anche se mentalmente ero distrutta.
Fortunatamente la scuola sì fà avanti ma da lì inizierà l’inferno. La scuola voleva aiutarmi e io avevo bisogno di lavorare; così mi trova momentaneamente una famiglia che non pagava molto ma io ero serena.
Nel frattempo, l’agenzia mi trova una famiglia italiana. Tutto ok fino a quando mando un messaggio
chiedendo se fosse stato possible lavorare con famiglie non italiane.
Mai l’avessi scritto quel messaggio: in 24 ore si scatena l’inferno perche’ l’agenzia mi scaglia un’ondata di non tanto simpatici messaggi concludendo con la minaccia di portarmi in Tribunale.
Mamma e papà in Italia sapevano tutto e Dio solo sa mia mamma come se l’e’ vista.
Resoconto: andavo in biblioteca a studiare libri di giurisprudenza parlando un inglese pari a un
bimbo di cinque anni.
Dietro invito della scuola sono andata a lavorare presso un’altra famiglia italiana e li’, quella
meravigliosa mamma di Pisa, dopo aver saputo la storia, è riuscita a toglermi da quella situazione.
Nei mesi seguenti, da sola e con la grinta di un Leone (come dice mamma) mi sono rialzata e ho
lavorato per diverse famiglie.
Da quel momento in poi, ho lavorato come tata per 2 anni e di famiglie ne ho viste: ho lavorato per famiglie con mentalità genitoriali di tutti i colori e, per quanto non sia io stessa un genitore, ho constatato che il calore di una famiglia italiana non ha eguali.
 
Voi mamme siete fantastiche anche quando a 50 anni cercate di parlare la nostra lingua estera buttando due parole in inglese e una in dialetto davanti ad amici e compagni che non parlano italiano nelle videochiamate.
Ci fate ridere quando arriva il “pacco di casa¨ pieno di mutande e calzini, per non parlare del cibo
che prende le sembianze del Santo Gral e guai a toccarlo.
A voi che “mandate a quel paese” i mariti che si lamentano per quanto farcite e spendete per quei
pacchi, un grazie dal cuore ve lo meritate.
 

Happy

 

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